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​Smart Grid Report, in Italia c’è un potenziale di 100mila Energy community

where Milano when Lun, 07/07/2014 who redazione

La 3° edizione del Rapporto sull’evoluzione del sistema elettrico italiano verso il modello della “Smart Grid” realizzato dall’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano concentra l’attenzione sul tema delle Energy Community, le quali rappresenteranno uno dei blocchi costitutivi della Smart Grid

In Italia si potrebbe arrivare realisticamente fino a 100.000 Energy Community - che non sono altro che comunità di utenze che decidono di unire le forze per soddisfare i propri fabbisogni energetici - corrispondenti ad un volume d’investimento nell’ordine dei 160 miliardi di euro, la massima parte del quale riferito agli ambiti residenziale ed industriale. A tracciare lo scenario futuro e a fornire un quadro dei principali ambiti d'applicazione delle Energy Community è la terza edizione dello Smart Grid Report realizzato dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Lo studio si propone di affrontare una tematica di frontiera, ossia le comunità energetiche, che in uno scenario a tendere rappresenteranno uno dei blocchi costitutivi della Smart Grid, allorché si assisterà alla formazione di aggregazioni di utenze energetiche che condivideranno la gestione ed il soddisfacimento dei propri fabbisogni energetici.
Energy Community - Il concetto di Energy Community fa riferimento ad un insieme di utenze energetiche che decidono di effettuare scelte comuni dal punto di vista del soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico, al fine di massimizzare i benefici derivanti da questo approccio collegiale, grazie all’implementazione di soluzioni tecnologiche per la generazione distribuita di energia e la gestione intelligente dei flussi energetici.
Le categorie di utenze energetiche potenzialmente interessate a costituirsi parte di una Energy Community sono molteplici. In particolare, si possono individuare utenze in ambito residenziale, quali per esempio i condomini e i complessi residenziali; utenze in ambito industriale, quali per esempio i distretti industriali; utenze in ambito terziario, quali ad esempio i centri commerciali/logistici ed i complessi ospedalieri. In particolare, le aggregazioni di utenze che si costituiscono in una Energy Community possono essere sia omogenee, nel caso in cui facciano parte della medesima categoria, o miste, se invece appartengono a categorie differenti. La realizzazione di una Energy Community permette di conseguire una serie di benefici per le utenze energetiche presenti al suo interno che vanno dal miglioramento della qualità e dell’affidabilità della fornitura di energia - inteso come la possibilità di garantire alle utenze energetiche parte della Energy Community un’elevata power quality - all’ottimizzazione della spesa per l’energia - intesa come la possibilità di garantire alle utenze energetiche un costo di approvvigionamento dei vettori energetici inferiore rispetto alle modalità di approvvigionamento tradizionali.
I 5 modelli - La caratterizzazione delle utenze energetiche ha permesso di individuare cinque modelli di Energy Community: modello residenziale (RES), riferito ad un condominio composto da 30 unità abitative; modello terziario, con focus sull’ottimizzazione della spesa per l’energia (TER-HEI), riferito ad un cluster di 3 centri commerciali limitrofi aventi una superficie espositiva di circa 2.500 metri quadri ciascuno; modello terziario, con focus sul miglioramento della qualità e dell’affidabilità della fornitura di energia (TER-HPI), riferito ad un complesso ospedaliero avente circa 400 posti letto; modello industriale (IND-HPI), riferito ad un cluster di 3 stabilimenti industriali limitrofi appartenenti a 3 PMI aventi un fatturato di circa 30 milioni di euro ciascuna; un modello urbano – esempio di Energy Community mista, riferito ad un complesso ospedaliero e cinque condomini limitrofi.
Oltre ai benefici per le utenze energetiche incluse in una Energy Community, grazie alla diffusione di queste ultime è possibile conseguire una serie di benefici sistemici, che rendono le Energy Community di interesse anche per la collettività. Si fa riferimento in primo luogo a benefici per il sistema elettrico, quali la possibilità da parte delle Energy Community di contribuire alla sicurezza dell’esercizio del sistema elettrico ed all’incremento della capacità da parte dello stesso di accogliere quantità crescenti di impianti alimentati da fonti rinnovabili non programmabili, i quali si traducono in costi evitabili di investimento e gestione del sistema elettrico. In secondo luogo, vi sono altri importanti benefici conseguibili a livello di sistema Paese, quali la riduzione della dipendenza energetica dall’estero – uno dei principali fardelli che grava sulla competitività del nostro Paese – e lo sviluppo di filiere nazionali relative ai produttori delle tecnologie abilitanti le Energy Community.
La diffusione delle Energy Community - Le iniziative attualmente in fase di realizzazione nel nostro Paese sul tema Energy Community sono in numero piuttosto limitato. Ciò deriva in primis dal fatto che all’interno dell’attuale quadro normativo-regolatorio non è prevista in Italia la definizione di Energy Community nell’accezione considerata all’interno dello studio. D’altro canto, vi sono due categorie di configurazioni impiantistiche, opportunamente definite e regolate, che sono riconducibili alla definizione di Energy Community, ossia le cosiddette Reti Interne di Utenza e Cooperative storiche. Di queste ad oggi si annoverano rispettivamente 73 e 77 realizzazioni in Italia. In base alla regolazione vigente, inoltre, non risulta possibile realizzarne di nuove.
Guardando alle più recenti iniziative censite, esse fanno riferimento a progetti a carattere prevalentemente sperimentale - focalizzati soprattutto in ambito terziario ed industriale - volti alla valutazione della fattibilità tecnica e delle modalità di integrazione di soluzioni tecnologiche innovative, piuttosto che basati sulla sussistenza di un solido razionale economico.
Quattro scenari - Il potenziale di diffusione teorico delle Energy Community in Italia, stimato sulla base del livello di replicabilità dei modelli di Energy Community analizzati, consta di circa 450.000 Energy Community, corrispondenti ad un volume d’investimento nell’ordine dei 500 miliardi di euro, la massima parte del quale riferito agli ambiti residenziale ed industriale. A partire da questi valori, nello studio vengono delineati quattro scenari di diffusione attesa delle Energy Community in Italia, considerando come orizzonte temporale di riferimento il 2030 e sulla base di: evoluzione del quadro normativo-regolatorio, in termini di modifiche dei modelli di Energy Community realizzabili nel sistema elettrico e dei ruoli e delle responsabilità dei diversi attori che sono parte del sistema energetico; evoluzione tecnologica, in termini di miglioramento delle performance tecnico-economiche delle soluzioni tecnologiche che ancora non hanno raggiunto un grado di maturità elevato (come ad esempio i sistemi di storage). In particolare, lo scenario più ottimistico, che simula un’evoluzione della normativa nel breve periodo favorevole alla diffusione delle Energy Community ed il raggiungimento dei target di costo e performance attesi per le tecnologie abilitanti le Energy Community non ancora mature, prevede che al 2030 si realizzino in Italia quasi 100.000 Energy Community, cui è associato un volume d’affari di 160 miliardi di euro (mediamente pari a circa 10 miliardi di euro/anno).
Viceversa, lo scenario più conservativo prevede la realizzazione di un numero di Energy Community di gran lunga inferiore ma comunque ragguardevole, nell’ordine delle 25.000 unità, per un volume d’affari di circa 50 miliardi di euro. La variabile normativa risulta essere quella più impattante, nella misura in cui, a parità di dinamiche tecnologiche, un’evoluzione ottimistica del quadro normativo-regolatorio permetterebbe di raddoppiare il numero di Energy Community realizzate.
Costi per il sistema elettrico - A tale potenziale sono associate ricadute sistemiche piuttosto rilevanti. In termini di costi sostenuti a livello di sistema elettrico – e quindi in ultima istanza da tutte le utenze energetiche – questi potrebbero essere ridotti tra 0,3 ed 1 miliardo di euro all’anno (pari a circa il 10-30% del totale sostenuto ad oggi), in base all’effettivo livello di diffusione delle Energy Community. In secondo luogo, altri importanti benefici sistemici potrebbero essere conseguiti, primi fra tutti la riduzione della dipendenza energetica dall’estero, di un valore fino a circa 10 miliardi di euro l’anno, pari a circa un sesto dell’attuale bolletta energetica per l’import ed in linea rispetto al target fissato dalla Strategia Energetica Nazionale al 2020 (14 miliardi di euro l’anno), e lo sviluppo di filiere nazionali riferite alle tecnologie abilitanti le Energy Community, le quali potrebbero accaparrarsi un giro d’affari nell’ordine dei 10-40 miliardi di euro al 2030 (mediamente pari ad 1-3 miliardi di euro all’anno).
Le risorse finanziarie - Sebbene tali criticità abbiano un diverso peso in base alle categorie di utenze energetiche analizzate, dall’analisi emerge che il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per la realizzazione delle Energy Community risulta l’aspetto cui porre maggior attenzione, trasversalmente alle categorie di utenze energetiche. A questo proposito, sono attualmente oggetto di studio schemi alternativi rispetto a quello che prevede che le utenze energetiche che si costituiscono in una Energy Community sostengano il relativo investimento. Uno particolarmente interessante, analizzato all’interno dello studio e di cui si rilevano esempi di implementazione a livello internazionale, fa riferimento al cosiddetto microgrid-as-a-service, il quale prevede che un soggetto terzo, esterno alla Community, si occupi della realizzazione dell’Energy Community – ivi compreso il reperimento delle risorse finanziarie necessarie - e della successiva gestione della stessa, vendendo l’energia alle utenze energetiche all’interno dell’Energy Community. Questo schema elimina il problema del reperimento delle risorse finanziarie per realizzare la Energy Community a carico del cliente finale (utenze energetiche), ribaltando tale onere sul soggetto terzo. In questa prospettiva, anche gli istituti di credito guardano al finanziamento delle Energy Community come un business potenzialmente interessante ed emergente, anche sulla scorta della forte contrazione degli investimenti cui si è assistito nel mondo delle rinnovabili.

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