Sorgenia: un nuovo piano industriale per ripagare tutti i debiti
La società e l’ex azionista Cir rispondono alle accuse di far parte dell’elenco dei grandi debitori di MPS
Sorgenia parte al contrattacco dopo quanto apparso nei giorni scorsi sui media riguardo alla relazione tra il gruppo energetico e la situazione del gruppo MPS.
La società energetica ha voluto precisare che a inizio 2015 ha attuato un aumento di capitale attraverso la conversione di una parte del debito detenuto dalle principali banche italiane, che oggi pertanto hanno la totale proprietà dell’azienda. In conseguenza di questa operazione, a partire da marzo 2015 CIR non ha più alcuna partecipazione nella società.
Il rilancio industriale e commerciale e il continuo efficientamento dei costi realizzati sotto la nuova gestione hanno fatto sì che siano già stati restituiti alle banche creditrici circa 100 milioni di €, ai quali si aggiungono disponibilità di cassa per più di 300 milioni di €. La società procede quindi rapidamente nel percorso di ripianamento del debito, seguendo le linee guida del piano industriale, che ne prevede il totale rimborso.
Ma la difesa più vigorosa arriva dal Gruppo Cir che fa capo alla famiglia De Benedetti, tirata in ballo come possibile debitore insolvente di MPS. In una nota, il gruppo parla di ”inesattezze e strumentalizzazioni” circolate. “Né l'ingegner De Benedetti né la sua famiglia né Cir sono debitori insolventi di Mps - afferma un portavoce del Gruppo - : Sorgenia non era una società della famiglia De Benedetti ma una joint venture controllata da Cir e Verbund, principale operatore elettrico austriaco”.
“Sorgenia non è mai fallita - prosegue la nota - : nel 2014, a causa della crisi, ha avuto necessità di ristrutturare il proprio debito e in quella circostanza le banche creditrici, inclusa Mps, hanno preferito assumerne la proprietà; in precedenza, Cir aveva manifestato la propria volontà di partecipare a una ricapitalizzazione di Sorgenia mentre Verbund si era dichiarata indisponibile; pertanto, il contributo proposto dalla sola Cir non era stato considerato sufficiente dalle banche finanziatrici; a seguito dell'accordo di ristrutturazione, i due azionisti di Sorgenia hanno perso tutto il loro investimento nella società”.