Terna prepara il distacco programmato delle rinnovabili mentre continuano le proteste sul capacity payment
Scade il 25 l’appello della società delle reti per il monitoraggio degli impianti da eolico o fotovoltaico da distaccare ad agosto. Gli industriali, dopo l’approvazione dell’emendamento bipartisan che prevede un riconoscimento per la sola potenza e non per la produzione (un vero salvavita per gli impianti termoelettrici), parlano di possibile aumento delle bollette fino a 800 milioni
Terna ha avviato una consultazione (entro il 25 luglio) per definire la procedura di distacco degli impianti eolici e fotovoltaici di potenza pari o superiore a 100 kW connessi alla rete in media tensione già a partire dal 1° agosto, decidendo di agire in via precauzionale, anche in base alle disposizioni dell’Autorità. Entro i primi 5 giorni di agosto i distributori dovranno così comunicare a Terna una mappa degli impianti, individuando per ciascuna delle otto aree geografiche una serie di gruppi con una potenza massima di 50 MW ciascuno. Per gli impianti che consentono il distacco a distanza, Terna darà un preavviso limitato a un’ora, per quelli che hanno bisogno dell’intervento manuale del titolare il preavviso sarà di 7 giorni.
Non si placa, intanto, la polemica per l’emendamento al Decreto Sviluppo approvato dalle commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera (con voti di Pd, Lega e Fli), al quale il Governo ha dato parere favorevole, che prevede il via libera al cosiddetto "capacity payment", ovvero la remunerazione degli impianti in base alla potenza messa a disposizione e non più alla mera produzione. Un vero e proprio salvagente per gli investitori delle termoelettriche che si trovano con l'acqua alla gola a causa dell’esplosione del fotovoltaico che, durante il giorno, produce elettricità a costo marginale zero mantenendo bassi i prezzi in Borsa, con la conseguenza che gli impianti a ciclo combinato a gas vengono messi fuori mercato non riuscendo più a vendere energia.
Confindustria esprime in una nota “forte preoccupazione per la misura introdotta, che può innalzare ulteriormente il costo della bolletta energetica italiana per un valore compreso tra i 500 e gli 800 milioni di euro”. "Il tema degli effetti di spiazzamento delle fonti rinnovabili sul sistema termoelettrico - si legge più oltre - esiste, ma non può essere affrontato in modo estemporaneo. In un Paese che ha una sovraccapacità ormai strutturale di produzione elettrica di oltre il 30% non esiste un problema di capacity payment, bensì quello di trovare opportuni meccanismi di gestione dei bilanciamento e riserva di energia coerenti con il finanziamento del mercato”.
Risponde agli industriali il senatore Pd Francesco Ferrante, che in una nota si dice stupito dell’atteggiamento di Confindustria, la quale parla di crescita dei costi della bolletta energetica, ma tace sul fatto “che i grandi gruppi energivori da anni sono beneficiari, a spese ovviamente dei cittadini, di una cifra che oscilla annualmente tra 1 e 1,2 miliardi di euro in maniera del tutto ingiustificata. Infatti, metà di quei benefici è prevista per l'interrompibilità definita 10 anni fa e che oggi, in presenza di overcapacity, non serve a nulla, e l'altra metà per la fittizia possibilità di comperare dall'estero che consente uno sconto per gli energivori che poi si scarica sulle bollette di tutti.”