Elettricità

La Turchia dipende in gran parte dalle importazioni di energia, e compra gas naturale da Azerbaigian, Iran e Russia

I presidenti di Turchia e Russia hanno inaugurato a distanza la costruzione di un terzo reattore nucleare presso la centrale di Akkuyu, nel sud della Turchia. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che l'impianto porterà la Turchia nella "lega dei Paesi dell'energia nucleare" e lo ha definito un "simbolo della cooperazione turco-russa". I due Paesi hanno firmato un accordo di cooperazione nel 2010 e hanno avviato la costruzione nel 2018.
 
Geopolitica dell’energia
La Turchia dipende in gran parte dalle importazioni di energia, e compra gas naturale da Azerbaigian, Iran e Russia, tra gli altri Paesi. L'energia nucleare è un "passo strategico" per la sicurezza energetica, ha affermato Erdogan. La scorsa estate, la Turchia ha annunciato di aver scoperto 405 miliardi di metri cubi di gas naturale nel Mar Nero e sta cercando risorse di idrocarburi nel Mediterraneo orientale, cosa che ha inasprito le tensioni con Grecia e Cipro sui diritti marittimi. Il ministro dell'Energia Fatih Donmez ha detto che l'impianto di Akkuyu soddisferà circa il 10% del fabbisogno interno di elettricità. Erdogan ha affermato che la quota di risorse energetiche rinnovabili e prodotte localmente ha raggiunto il 63,7% nelle reti elettriche stabilite. Il presidente ha affermato che il primo reattore diventerà operativo nel 2023, in coincidenza con il centenario del moderno stato turco. Sono previsti un totale di quattro reattori.

La russa Rosatom State Corporation detiene una partecipazione del 99,2% nel progetto, il cui costo totale è stimato in 20 miliardi di dollari, secondo il sito web dell'impianto. Il presidente turco ha anche affermato che la cooperazione tra Ankara e Mosca ha svolto un "ruolo chiave" nella stabilità regionale. Da Mosca, Putin ha definito la centrale nucleare un "vero progetto di punta". I progetti turchi per l'energia nucleare nella regione soggetta a terremoti hanno suscitato preoccupazione dalla vicina Grecia e Cipro, dove i gruppi ambientalisti sia greco-ciprioti che turco-ciprioti hanno espresso una forte opposizione.