Assogestori accusa: “Regali di fine legislatura del governo ai petrolieri”
Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio puntano il dito contro il varo di due decreti ministeriali che autorizzano i prezzi civetta sugli impianti e nascondono i margini industriali e il vero “stacco Italia”
"Il ripetersi della solita, vecchia pratica: a fine legislatura si coglie la distrazione dell’informazione e dell’opinione pubblica per dispensare regali ai soliti noti”.
Così si esprimono Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio dopo il varo di due provvedimenti che, a loro dire, favoriscono le compagnie petrolifere.
Mentre i prezzi dei carburanti - si legge in una nota - continuano ad aumentare sotto la pressione delle compagnie petrolifere, il ministero dello Sviluppo economico ha varato due differenti decreti non proprio a favore degli automobilisti.
“Il primo è stato concepito per cancellare con un colpo di spugna lo ‘stacco Italia’, vale a dire quel differenziale che esiste tra i prezzi praticati in Italia e la media di quelli europei, attraverso una semplice operazione di maquillage del metodo di rilevazione.
Operazione che sarebbe dovuta servire, nelle intenzioni, da una parte al Governo, per intestarsi il merito di una - solo apparente - discesa dei prezzi italiani, e dall’altra ai petrolieri, per allentare la pressione di informazione e consumatori”.
Al dannosi è però aggiunta la beffa, sostengono i gestori. “Dalle prime rilevazioni effettuate dal 1° gennaio, data dalla quale è andato in vigore il DM, emerge che lo “stacco Italia” è rimasto sostanzialmente identico al passato, mentre il margine industriale delle compagnie è in aumento: vale a dire che i petrolieri non hanno resistito alla tentazione di intascarsi la differenza”.
Il secondo decreto, firmato dal ministro Passera il 15 gennaio scorso, “consente alle compagnie di rendere visibile dalla strada solo il prezzo più basso praticato nell’impianto, lasciando che, una volta attirato dentro dal richiamo esposto, l’automobilista debba poi districarsi in una vera e propria giungla di cartelli e di erogatori”.
Una giungla - rilevano - fatta di 15 prezzi di importo anche di 10 cent e oltre più alti di quello pubblicizzato: una realtà che non esiste in nessun altro Paese, europeo e non, nei quali esiste un solo prezzo, bene identificabile e pubblicizzato, dentro e fuori l’impianto.
Si tratta di una legalizzazione, a tutti gli effetti, dell’utilizzo indiscriminato del “prezzo civetta”, della più completa opacità delle informazioni per i consumatori e delle tecniche tipiche del messaggio ingannevole.
“Si tratta di provvedimenti gravissimi - concludono Faib, Fegica e Figisc - che falsano i più elementari principi di mercato e concorrenza, frustrando ogni tentativo di rendere più trasparente per i consumatori il prezzo dei carburanti e favorendo sfacciatamente comportamenti e rendite delle compagnie petrolifere impegnate a marginalizzare e letteralmente mettere sul lastrico i gestori con politiche commerciali gravemente discriminatorie, sui quali appare urgente ed indispensabile che tutte le forze politiche impegnate in campagna elettorale prendano le distanze ed il conseguente impegno alla loro profonda revisione”.