Net zero. Manager pessimisti. Quasi la metà prevede che lo raggiungeremo forse nel 2070
Solo il 32% degli executive ritiene ancora possibile raggiungere l’obiettivo entro il 2050.Competitività a rischio, costi in aumento e incertezze normative nell’evento di Bain & Company Italia. Dal Pniec al Pnieci.
Nonostante gli investimenti record nelle energie rinnovabili nel 2024, gli executive di settore sono sempre più scettici sulla possibilità di raggiungere il net zero in tempi brevi. Su oltre 700 leader nei settori petrolifero, delle utility, chimico, minerario e agroalimentare, quasi la metà (44%) dei manager di questi comparti prevede che il mondo raggiungerà il net zero solo dopo il 2070, un ritardo significativo rispetto al 31% dello scorso anno.
Al contrario, solo il 32% ritiene ancora possibile raggiungere l’obiettivo entro il 2050, segnando un netto calo rispetto alle previsioni precedenti, in cui tra il 40% e il 50% credeva nel traguardo a metà secolo. È quanto si è appreso da una ricerca presentata da Bain & Company nel corso dell'evento "Meet the Future of Energy",
Il picco del 2038
Inoltre, stando al sondaggio dal titolo “2025 Energy & Natural Resources Executive Survey” molti executive del settore petrolifero e del gas prevedono che il picco del petrolio sarà raggiunto intorno al 2038, segnale che le fonti fossili continueranno a giocare un ruolo chiave nel soddisfare la domanda energetica ancora per diversi decenni. L’aumento dei costi, l’incertezza normativa, il conteso geopolitico e le disruption nelle supply chain mondiali stanno ritarando la transizione energetica, spingendo le aziende a un approccio più pragmatico.
Che fare
Per evitare una perdita di competitività strutturale e accelerare la transizione, è emerso dai lavori, serve rendere il quadro normativo più stabile e ripensare al market design, in modo da favorire gli investimenti. L’elettrificazione è un trend chiave, ma nel breve termine occorre integrare tecnologie complementari come le rinnovabili, il gas ed altre “innovative”, quali il nucleare. Investire in infrastrutture intelligenti e sistemi di accumulo sarà cruciale per garantire stabilità e sicurezza della rete energetica, evitando fluttuazioni di prezzo e problemi di affidabilità. In particolare, il mercato elettrico italiano necessita di una riforma strutturale per superare le attuali inefficienze. Una riforma mirata potrebbe liberare risorse per oltre 20 miliardi di euro l’anno, destinabili a tecnologie innovative e a migliorare la competitività del sistema energetico nazionale.
Dal Pniec al Pnieci
Per rendere la transizione energetica efficace e sostenibile, l’Italia deve adottare un approccio proattivo e strategico, evitando rigidità ideologiche e puntando su una governance più centralizzata e flessibile. “Serve un mix tecnologico bilanciato, che integri rinnovabili, gas e nucleare, e un market design rinnovato, in grado di attrarre investimenti in modo competitivo e garantire stabilità economica nel lungo periodo”, conclude Roberto Prioreschi, Semea regional managing partner di Bain & Company. “In questo contesto, diventa prioritario trasformare il Pniec in un Pnieci, includendo il settore industriale nella pianificazione energetica, per conciliare sostenibilità e competitività e garantire un futuro energetico sicuro e prospero per l’Italia”.