La Cina ha deciso di puntare sullo shale gas al posto del carbone
I programmi di investimento del Governo promuovono le compagnie private a fianco dei monopolisti statali Noc e Sinopec
La Cina vuole sostituire il carbone, prima fonte energetica del Paese, con il metano e per questo motivo punta su shale gas e shale oil ma, anche se Pechino ha aperto il settore degli idrocarburi alle compagnie private, per qualche anno lo sviluppo dei giacimenti non convenzionali vedrà lo Stato come prim’attore. Lo rileva una ricerca del Paulson Institute curata da Zhongmin Wang e dedicata al settore del metano in Cina. Tuttavia, il contributo delle compagnie private, aiutate dalle politiche di aiuto del Governo per spingere l’indipendenza energetica e la conversione al gas, potrebbe dare una ventata di competizione e dovrebbe rafforzare il settore.
In particolare, Zhongmin Wang osserva come le compagnie concorrenti potrebbero spezzare il monopolio della Noc National Oil Company.
La Cina difficilmente riuscirà a replicare la rivoluzione energetica che negli Stati Uniti ha dato lo sfruttamento di shale oil e shale gas da rocce di scisto perché la struttura geologica del Paese è differente e perché l’impulso dato dal Governo a queste tecnologie è recente.
Inoltre la Cina in certe zone è povera d’acqua, consumata in grandi quantità per la fratturazione dello scisto.
La prospettiva più interessante è l’estrazione invece del metano dai giacimenti di carbone, che ne sono impregnati (è il grisù temutissimo dai minatori).