Clinton contro Obama sulle trivellazioni in Alaska. “Troppi rischi, è un tesoro unico”
La candidata per la nomination democratica nella corsa alla Casa Bianca contesta di fatto così la recente decisione dell'amministrazione Usa di dare il via libera alle trivellazioni nell'oceano al largo dell'Alaska nord-occidentale
La regione artica dell'Alaska “è un tesoro unico. Le trivellazioni non sono un rischio che vale la pena correre”. È sull'ambiente che sembra spaccarsi il fronte Clinton-Obama. La candidata per la nomination democratica nella corsa alla Casa Bianca contesta di fatto così la recente decisione dell'amministrazione americana di dare il via libera alle trivellazioni nell'oceano al largo dell'Alaska nord-occidentale superando la dura opposizione e le proteste dei gruppi ambientalisti.
Sì alle trivelle dalla Casa Bianca - L'ok è giunto dall'agenzia federale competente e riguarda in particolare le attività di Shell per l'estrazione di greggio nella zona al centro di un duro braccio di ferro con le organizzazioni ambientaliste che ritengono tali interventi particolarmente dannosi per la fauna locale, che comprende anche specie animali a rischio estinzione, già provate dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Ma l'organo di controllo designato ha sostenuto il via libera finale alla luce delle garanzie fornite dal gigante petrolifero in tema di protezione ambientale e capacità di prevenzione e intervento in caso di rischi. Ma per l'amministrazione Obama il caso è chiuso: si trivella.
Un tweet ambientalista - A riaprirlo però, riaccendendo il dibattito anche tra i contendenti nella campagna in vista delle presidenziali, è un tweet di Hillary Clinton che definisce la regione un “tesoro unico” affermando che “alla luce di quello che sappiamo, non vale la pena correre il rischio”. Gli ambientalisti plaudono, la Casa Bianca meno.
C'è però un dato politico che mette in evidenza la stampa americana, notando la prima presa di posizione contraria ad Obama che Hillary prende da tempo. Una crepa in quel fronte che era sembrato compattarsi al punto da far intravedere (agli avversari della Clinton soprattutto) di un terzo mandato Obama nella proposta elettorale della ex segretario di Stato. Hillary non si era infatti espressa sulla discussa proposta dell'oleodotto Keystone XL, così come aveva evitato di essere esplicita nelle discussioni sull'accordo di libero scambio con il Pacifico tanto sostenuto da Obama. Qualche riserva l'aveva accennata all'inizio rispetto all'accordo sul nucleare iraniano per il quale però ha poi annunciato pieno sostegno.
I repubblicani ci vanno a nozze: “Sbagliato!”, risponde via Twitter il candidato repubblicano Jeb Bush: “Essere più anti-energia di Obama è estremo. Dovremmo abbracciare la rivoluzione energetica per abbassare i prezzi e creare posti di lavoro”.
Strizzare l’occhio agli elettori più a sinistra - Ma se una strategia c'è, guarda a sinistra. Hillary avrà valutato che sull'ambiente più tentare di accorciare le distanze con la sinistra del partito democratico che sempre più sembra intrigata dalla presenza nella corsa del senator del Vermont Bernie Sanders. E avere dalla sua anche il movimento ambientalista non guasta. Del resto Hillary ha già promesso di tenere alto nel suo manifesto il tema della lotta ai cambiamenti climatici. Su questo, proprio come Obama, che però non ha più molto tempo per un'azione vigorosa a riguardo contro il Congresso dominato dai repubblicani, che di cambiamenti climatici non ne vogliono sapere.