La competizione fra combustibili. Quelli del Gpl contro il pellet di legna: “Inquina”
Per Assogasliquidi con il gas non ci sono pm10 e benzopirene; anche le stufe nuove contribuiscono significativamente all’inquinamento
"La legna e il pellet, anche se certificati e impiegati negli apparecchi di gamma medio alta, contribuiscono in maniera significativa alle emissioni inquinanti nel settore del riscaldamento domestico. Le differenze con gli altri combustibili si riscontrano anzitutto analizzando le emissioni di Particolato (Pm), l'inquinante di maggior rilievo: gli apparecchi a gas naturale e Gpl registrano valori pressoché nulli di emissioni di particolato rispetto al pellet, indipendentemente dalla qualità degli apparecchi e dal pellet utilizzato. Lo stesso dicasi per le emissioni di Benzo(a)pirene. Le emissioni di particolato nel pellet sono infatti di 2 ordini di grandezza superiori a quelle dei combustibili gassosi e al gasolio, mentre il particolato prodotto dalla legna da ardere è di 3 ordini di grandezza maggiore di questi ultimi".
È quanto emerge dallo “Studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, Gpl, gasolio e pellet”, realizzato da Innovhub-Stazioni sperimentali per l'industria, l'azienda speciale della Camera di Commercio di Milano che svolge attività di ricerca applicata, consulenza tecnico-scientifica e testing industriale, presentato a Roma in un evento organizzato da Assogasliquidi e Anigas, le associazioni rappresentanti dei settori gas naturale e Gpl.
Oggetto dell'indagine è la comparazione delle caratteristiche emissive degli apparecchi per utenze domestiche impiegati per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria, alimentati con diversi combustibili: gas, Gpl, gasolio, pellet e legna da ardere. Per realizzare i confronti sono state effettuate misurazioni sperimentali delle emissioni di macro e micro inquinanti prodotte da caldaie murali a condensazione, alimentate a gas naturale e a Gpl, delle emissioni degli apparecchi alimentati con legna e quelle delle stufe a pellet, analizzate in relazione alla qualità degli apparecchi e del combustibile impiegato.
Gli esperimenti - Sono state oggetto di prova 2 stufe a pellet, una di gamma medio-alta fra le più vendute in Italia, l'altra di tipo economico venduta nella grande distribuzione. Entrambe le stufe sono state testate sia con pellet di classe A1 (la qualità più elevata sul mercato) sia con pellet di classe A2 (la tipologia di minor qualità).
Il risultato - Questi i risultati ottenuti dallo studio Innovhub-Stazioni sperimentali per l'industria.
Il gas naturale e il Gpl fanno registrare un fattore di emissione di particolato inferiore ai 0,04 grammi per giga joule, il gasolio 0,1 grammi, la legna di 254 grammi, il pellet di qualità in stufa di alta gamma 23,9 grammi, il pellet di qualità in stufa a bassa gamma 44,1 grammi, il pellet di seconda qualità in stufa ad alta gamma 83,8 grammi e in stufa a bassa gamma 82,9 grammi.
L’Assogasliquidi - "Abbiamo incentivato questo studio scientifico perché a livello europeo qualche anno fa c'è stata una deriva sull'utilizzo delle biomasse, che partiva da una considerazione, criticabile ma al tempo presa per buona, e cioè che la biomassa è a zero CO2". L'idea era che "le emissioni di ossigeno azzeravano la CO2", questa "era la valutazione, e tutta l'Europa voleva incentivare" le biomasse, "scordandosi però di tutta un'altra serie di emissioni inquinanti pericolosissime per la salute. Tutto ciò ha portato in alcune aree anche del nostro Paese, come la Pianura Padana e le grandi città come Milano, Roma, Napoli e Torino, una situazione dove il superamento delle polveri sottili pm10 e pm 2,5 è durato tanti giorni portando danni alla salute delle persone e disagi al traffico". Francesco Franchi, presidente Assogasliquidi, lo dice a margine della presentazione dello studio Innovhub-Stazioni sperimentali per l'industria.