Conversioni e riconversioni. In Emilia Romagna turismo sulle piattaforme
Rivoluzione sugli impianti offshore, arrivano i turisti e gli studiosi. Accordo Regione-ministero per la riconversione delle piattaforme
Le vecchie piattaforme in Adriatico possono diventare laboratori di ricerca. Oppure impianti per produrre elettricità eolica. O ancora centri di wellness per i turisti. La Regione Emilia-Romagna sta per firmare un accordo col ministero dello Sviluppo economico, "per la gestione delle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture".
Lo schema di intesa è stato approvato dalla Giunta Bonaccini. Tra gli obiettivi, garantire e migliorare la sicurezza delle attività offshore, sviluppando protocolli di monitoraggio, ma allo stesso valutare anche "la possibilità di utilizzi plurimi e integrati" delle piattaforme.
Centrali eoliche, rifugi per i pesci - In altri termini, Regione e ministero si impegnano a sostenere studi di fattibilità per il riutilizzo delle strutture in diversi ambiti: dalla produzione di energia eolica e fotovoltaica alla creazione di barriere artificiali per la ripopolazione delle specie ittiche.
Pesca sportiva e wellness - Ma non solo. Tra i possibili usi alternativi delle trivelle in alto mare figura anche la "finalità turistico-ricreativa", come immersioni subacquee, pesca sportiva e wellness.
Banda larga, stazioni sperimentali - E ancora, le piattaforme offshore potrebbero essere riconvertite anche in stazioni oceanografiche o di trasmissione wifi in banda libera, oppure trasformate in siti sperimentali di ricerca e di rilevamento sismico. A questo proposito, Regione e ministero stanno pensando di portare al largo le esperienze del Cavone, nel modenese, e di Minerbio in provincia di Bologna. Ovvero, i siti di estrazione di idrocarburi trasformati dopo il terremoto del 2012 in laboratori scientifici d'avanguardia per il monitoraggio sismico in relazione alle trivellazioni.
La stessa attività scientifica, "con il contributo dei principali istituti di ricerca nazionali", sarà replicata anche sulle piattaforme offshore. Verrà scelto un sito pilota dove sperimentare il monitoraggio, i cui dati "saranno resi accessibili con la dovuta trasparenza e diffusione sui siti istituzionali".
Studio della subsidenza - Allo stesso tempo, le trivelle in alto mare verranno sfruttate, con le migliori tecniche disponibili, per lo studio della subsidenza "indotta dalla coltivazione degli idrocarburi in ambito offshore, i cui effetti potrebbero causare erosione costiera e ingressione del mare nell'entroterra". E ancora, "verrà sviluppato un progetto di studio sugli aspetti legati alla qualità delle acque, dei sedimenti e del biota".
Studio dei molluschi - Ai concessionari delle attività offshore, in particolare, verrà chiesto di contenere "i livelli di contaminazione sia per la qualità ambientale sia per la salvaguardia della salute dei consumatori dei prodotti commercializzati". Ad esempio, si legge nell'accordo, dovrà essere svolta a cadenza stagionale un'indagine sugli eventuali accumuli nei sedimenti e nei molluschi presenti a ridosso della piattaforma.