Ecco perché la fattura energetica e petrolifera dell’Italia si è ridotta di quasi 48 miliardi
I dati della relazione annuale di Unem. Rispetto al record storico di 114,3 miliardi del 2021 , la fattura è scesa del 42 per cento
È calata nel 2023 la fattura energetica e petrolifera italiana: all’origine di questa contrazione vi sono minori consumi di energia per condizioni climatiche favorevoli, contesto macroeconomico in rallentamento e quotazioni in calo. Ne dà conto la relazione annuale di Unem. Abbiamo speso circa 66,5 miliardi di euro, molti meno rispetto al record storico di 114,3 miliardi del 2021 , facendo calare la fattura di oltre 47,8 miliardi (-42 per cento). Il peso della fattura energetica sul Pil è sceso al 3,2 per cento, rispetto al 5,8 per cento. Circa l’84 per cento di questo minore esborso è stato determinato sostanzialmente dal dimezzamento di gas ed elettricità: la spesa per gli approvvigionamenti netti dall’estero di gas, pari a 28,3 miliardi di euro, in calo di 33,7 miliardi (-54 per cento), e per le importazioni elettriche, pari a 6,1 miliardi di euro, in calo di 6,4 miliardi (-51 per cento).
Fattura petrolifera
La sola fattura petrolifera, nel 2023, è stata di 28,1 miliardi di euro, anch’essa in riduzione di 4,4 miliardi rispetto al 2022 (-14 per cento), grazie al calo delle quotazioni del greggio e dei prodotti e ai minori consumi interni (-1,4 cento). Il costo medio annuo del greggio è stato pari a 587,8 euro/tonnellata contro i 702,6 del 2022 (-16,3 per cento), quale risultante di un minore costo all’origine (- 14,1 per cento), amplificato dal rafforzamento dall’euro rispetto al dollaro (+2,7 per cento). Il peso della fattura petrolifera sul Pil nel 2023 è stato dell’1,3 per cento, rispetto all’1,7 per cento del 2022. La produzione nazionale di greggio e gas naturale nel 2023 ha contribuito a ridurre la fattura energetica di circa 4 miliardi, dei quali 2,5 dovuti al petrolio nazionale.
Gas e GNL
Nel 2023 il mercato del gas ha comunque continuato a riflettere una situazione di approvvigionamenti e prezzi ormai completamente diversa dal passato. Attestandosi sui 61,5 miliardi di metri cubi nel 2023, i consumi di gas naturale in Italia hanno registrato un ulteriore crollo di oltre il 10 per cento, perdendo 7 miliardi di metri cubi, con un calo dei consumi generalizzato in tutti i suoi usi finali. In particolare, nel 2023 il settore termoelettrico ha perso oltre 5 miliardi di metri cubi (-18,9 per cento), nonostante il termine del programma di massimizzazione del carbone e delle altre fonti in sostituzione del gas. In flessione anche il settore industriale (-0,5 miliardi di metri cubi; -3,5 per cento), condizionato dai prezzi dell’energia ancora elevati e dall’instabile situazione macroeconomica con una produzione industriale ancora debole nei settori “energy intensive”. In due anni il mercato del gas ha perso il 20 per cento dei suoi volumi rispetto al 2021 (-14,9 miliardi di metri cubi). La domanda italiana di gas complessivamente è stata coperta per poco più del 4 per cento dalla produzione nazionale, inferiore a 3 miliardi di metri cubi, in calo di oltre il 10 per cento rispetto al 2022, per il resto dalle importazioni, scese di 11 miliardi di metri cubi (-14,8 per cento). Per quanto riguarda i flussi di approvvigionamento, a causa delle sanzioni di guerra sono crollate le importazioni dalla Russia (via Tarvisio), passate dai circa 14 miliardi del 2022 a 2,9 miliardi nel 2023 (-79 per cento circa). I volumi da sud (via Mazara da Algeria e via Melendugno da Azerbaijan) sono stati sostanzialmente analoghi a quelli del 2022 (rispettivamente pari a 25 e 10 miliardi di metri cubi) mentre le importazioni da nord (Passo Gries – da Olanda e Norvegia) sono state di a 6,6 miliardi. In incremento nel 2023 anche le importazioni di Gas Naturale Liquefatto (GNL) , passate da 14,4 miliardi di metri cubi del 2022 a 16,5 (+14,5 per cento), che hanno così rappresentato circa il 27 per cento del totale delle importazioni.
La produzione nazionale di idrocarburi
Nel 2023 la produzione nazionale di idrocarburi è stata pari a 6,7 Mtep, in calo del 7 per cento rispetto all’anno precedente, nonostante gli obiettivi di sicurezza energetica che la crisi russo ucraina aveva fatto emergere nel 2022. La produzione di gas naturale è scesa a poco più di 3 miliardi di metri cubi (-10,7 per cento), toccando un ulteriore minimo storico, rispetto ai 16,6 miliardi del 2000. In assenza di ulteriori provvedimenti la produzione di gas potrebbe declinare sotto i 2 miliardi di metri cubi già nel 2026 e assestarsi intorno a 1 miliardo di metri cubi entro il 2029. In nuovo calo anche quella di greggio (-4,9 per cento), pari a 4,2 milioni di tonnellate. Attualmente, la produzione nazionale di greggio rappresenta oltre l’8 per cento del totale dei consumi, mentre quella di gas circa il 5 per cento. A fine 2023 sono risultati attivi 610 pozzi eroganti, di cui 409 a terra e 201 in mare. In particolare, dai pozzi offshore sono stati estratti oltre 1,5 miliardi di metri cubi di gas naturale, pari al 49 per cento della produzione nazionale, e 382 mila tonnellate di greggio, pari al 9 per cento. Anche nel 2023 la Basilicata si è confermata quale Regione protagonista del contesto produttivo nazionale, avendo contribuito per l’83 per cento alla produzione complessiva di greggio (pari a circa 3,5 milioni di tonnellate, -3,4 per cento) e per circa il 37 per cento a quella di gas naturale (1,1 miliardi di metri cubi; -9,3 per cento). La sua produzione è concentrata in due aree: la Val d’Agri e Tempa Rossa.
Consumi e raffinazione
Nel 2023 i consumi di prodotti petroliferi sono stati pari a 57,4 milioni/tonnellate (-0,8 milioni, -1,4 per cento), risultando inferiori di 2,8 milioni rispetto al livello pre-pandemico (60,2 milioni di tonnellate) pari al -4,6 per cento. I carburanti stradali, attestatisi a quasi 31,5 milioni di tonnellate, sono stati sostanzialmente stabili, registrando un lieve calo di 200 mila di tonnellate (-0,5 per cento) e superando di oltre 300 mila tonnellate il livello del 2019 (31,1 milioni di tonnellate). In particolare: le benzine, pari a 8,2 milioni di tonnellate, hanno rilevato un incremento di circa 290 mila tonnellate (+3,7 per cento rispetto al 2022), risultando dell’11,3 per cento più elevate del 2019 e tornando sui livelli di 10 anni prima. Sulla positiva dinamica del 2023 continua ad influire il fattore strutturale, che conferma anche nel 2023 la prevalenza di tale alimentazione nelle immatricolazioni delle nuove auto; il gasolio autotrazione, pari a circa 23,3 milioni di tonnellate, è risultato in calo di 450 mila tonnellate (-1,9 per cento rispetto al 2022) e -2,1 per cento rispetto al valore ante pandemia.
Quanto infine alla capacità di raffinazione, nel 2023 in Italia è leggermente aumentata a 87,5 milioni di tonnellate, a fronte di lavorazioni in flessione a 69,9 milioni di tonnellate (-0,9 per cento), ridimensionando ulteriormente il tasso di utilizzo degli impianti al 77 per cento, inferiore di 4 punti percentuali rispetto al 2019. Le lavorazioni di greggio, con 64,5 milioni di tonnellate, che rappresentano oltre il 93 per cento del totale, hanno registrato una flessione dell’1,6 per cento, mentre quelle dei semilavorati esteri sono risultate in aumento dell’8,3 per cento.