L’Emilia Romagna riapre alle perforazioni (ma sotto controllo)
Completate le ricerche scientifiche che hanno escluso relazioni fra le attività petrolifere e il terremoto del 2012. Più royalty ai Comuni
Dopo la moratoria imposta un anno fa in attesa degli accertamenti successivi al terremoto del maggio 2012 e analizzati i risultati della commissione Ichese, l'Emilia Romagna ha tolto il blocco alle attività nei giacimenti, a patto che ci siano controlli stringenti.
In particolare, le società petrolifere che vogliono intraprendere attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi hanno l'obbligo di dotarsi, prima di scavare, di strumenti di monitoraggio ad alta tecnologia. Si tratta di sensori in grado di misurare anche le microscosse sismiche, le deformazioni anche millimetriche del suolo, la subsidenza e la pressione dei fluidi nel sottosuolo.
In Emilia Romagna ci sono 36 concessioni estrattive già autorizzate, mentre i procedimenti in sospeso sono 15 (11 per ricerca di giacimenti e quattro per estrazione di idrocarburi già individuati), alle quali si applicheranno le nuove regole.
Queste prescrizioni sono un’applicazione anticipata delle nuove linee guida approvate a fine 2014 dal gruppo di lavoro del ministero dello Sviluppo economico, linee guida che saranno effettive tra due anni in tutta Italia. In Emilia Romagna questo obbligo sarà subito in vigore, secondo l'accordo operativo siglato l’altra settimana tra Regione e ministero, il primo di questo genere in Italia.
Il protocollo prevede una prima applicazione delle linee guida su tre scavi pilota: il Cavone (compagnia Gas Plus) a Mirandola, già trasformato in un laboratorio scientifico dopo il terremoto del 2012 per indagare eventuali legami (poi esclusi) tra attività estrattive e sisma; il sito di stoccaggio gas a Minerbio (società Stogit), nel bolognese; il sito di coltivazione di risorse geotermiche Casaglia a Ferrara. Viene introdotto un sistema a semaforo con tre livelli (verde, giallo e rosso) che definisce soglie di rischio oltre le quali far scattare limitazioni (giallo) o sospensioni immediate delle attività (rosso).
Regione e ministero formeranno un gruppo di lavoro che avrà il compito di valutare e dare il via libera alle richieste di concessioni. Inoltre, saranno stabiliti nuovi criteri di ripartizione delle royalty, riconoscendo più soldi ai Comuni che ospitano le trivelle (oggi allo Stato va il 30%, alla Regione il 55% e ai Comuni il 15%).
Oltre a introdurre novità tecniche, l'accordo ha anche un risvolto più strategico, perché allontana l’ipotesi di accentrare nel solo ministero dello Sviluppo economico la decisione sulle perforazioni e sulle attività petrolifere, come invece potrebbe accadere con altre zone d’Italia meno evolute. “Questo accordo rafforza il ruolo della Regione - sottolinea l'assessore all'Ambiente, Paola Gazzolo - e supera i timori legati al decreto Sblocca Italia”.