Greenpeace occupa per 30 ore una piattaforma Eni al largo di Agrigento
L’istallazione non era abitata da equipaggi. L’azione per protestare contro lo sfruttamento delle risorse nazionali
Gli attivisti di Greenpeace hanno protestato in maniera pacifica sulla piattaforma di estrazione Prezioso di Eni Mediterranea Idrocarburi, nel Canale di Sicilia, al largo della costa di Licata (Agrigento). Con l'appoggio della nave Rainbow Warrior, a bordo di gommoni, una decina di attivisti ha scalato la piattaforma aprendo uno striscione di 120 metri quadri su cui era raffigurato il presidente del consiglio Matteo Renzi, che promette "Più trivelle per tutti", accompagnato dalla richiesta di Greenpeace "Stop fossil, go renewable".
Altri attivisti si sono ancorati alla piattaforma su una zattera di salvataggio gonfiabile. Sulla zattera hanno letto altri messaggi che chiedono di abbandonare le fonti fossili, fermare le trivelle e scegliere le energie rinnovabili.
La piattaforma non era abitata da un equipaggio.
L'azione di Greenpeace è durata 30 ore ed era rivolta contro il decreto Sblocca Italia (Dl 133/2014), che promuove le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi.
"Siamo entrati in azione per contrastare una politica fossile sballata, in controtendenza con ogni ragionevole scenario energetico e opposta a ogni strategia di valorizzazione delle vere risorse dell'Italia: il mare, il paesaggio, la biodiversità. Renzi è sulla strada sbagliata, e fin quando la percorrerà troverà sempre la forte opposizione di Greenpeace", afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima dell'associazione.
Nella stessa zona l’Eni progetta una nuova piattaforma che ha già ricevuto una Valutazione d'Impatto Ambientale positiva.