Guerra in Ucraina e allarme gas. Le mosse di Draghi: più rinnovabili e l’ipotesi del ritorno al carbone
Il Governo è al lavoro per aumentare le forniture alternative: dal gas naturale liquefatto importato all’aumento dell’arrivo dal Tap e da Libia e Algeria. E Bp cede la sua quota in Rosneft
La guerra in Ucraina lancia ombre sempre più drammatiche anche sulla capacità di approvvigionamento energetico di molti Paesi dell'Occidente; in Parlamento, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha indicato le mosse su cui punta il governo e gli strumenti per raggiungerle.
Carbone
Draghi ha specificato che l'indipendenza energetica italiana dei prossimi anni dovrà passare attraverso un massiccio rafforzamento delle fonti rinnovabili, ma anche di un possibile ritorno al carbone. E assicura: "Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell'energia, ove questo fosse necessario. Ed è necessario". Più in generale, Draghi spiega che "il Governo è al lavoro per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Il Presidente statunitense, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo. Tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture”.
GNL e Gasdotti: Tap e Nord Africa
“Intendiamo incrementare - ha aggiunto Draghi - il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Il Presidente statunitense, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo. Tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture. Il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico, come il TAP dall'Azerbaigian, il TransMed dall'Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia". Il premier non esclude, infine, l’eventualità di un ritorno al passato: "Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato".
Le promesse sulle rinnovabili
Draghi ha promesso interventi anche sulle rinnovabili: “Sappiamo che la risposta più valida, nel lungo periodo, sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche, direi soprattutto, con una maggiore semplificazione delle procedure per l'installazione degli impianti. A questo proposito, vorrei notare che gli ostacoli a una maggiore speditezza su questo percorso non sono tecnici o tecnologici, ma solo burocratici", ha concluso, rimarcando che il gas resta comunque “essenziale come combustibile di transizione".
BP esce da Rosneft
Intanto, nell’ambito delle misure economico-finanziarie contro la Russia, la compagnia britannica Bp ha deciso di uscire dalla sua partecipazione azionaria nella russa Rosneft, nella quale ha una quota del 19,75% dal 2013, e Bernard Looney, l'amministratore delegato del gruppo petrolifero, si dimetterà con effetto immediato dal consiglio di amministrazione della società russa. Lo ha annunciato Bp in una nota. "L'attacco della Russia in Ucraina è un atto di aggressione che sta avendo tragiche conseguenze nell'area". "La decisione che abbiamo preso come consiglio di amministrazione non è solo la cosa giusta da fare, ma è anche nell'interesse di lungo termine di Bp", ha afferma Looney.