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Letta vende il 3% di Eni, ma salva la golden share

where Roma when Lun, 25/11/2013 who redazione

L'operazione comporta che Eni faccia un buyback del 10% sul mercato, per poi annullare le azioni appena ricomprate. Ciò farà lievitare il valore percentuale delle quote in possesso di Tesoro e Cdp, che potranno vendere una parte delle proprie quote senza scendere al di sotto della quota di controllo. Nell’operazione saranno “bruciati” 6 miliardi

Il governo, nelle persone del primo ministro Enrico Letta e del Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, ha varato l’operazione di vendita di una quota Eni, con un complesso meccanismo grazie al quale sarà possibile far quadrare i conti senza che lo Stato perda la sua influenza sulla principale azienda italiana.
Lo schema adottato prevede che il cane a sei zampe ricompri proprie azioni sul mercato a ridosso del massimo consentito del 10% per permettere al Tesoro di cedere il 3% annunciato dal presidente del Consiglio.
L'operazione, leggiamo da Reuters, comporta che Eni spenda circa 6 miliardi. La compagnia petrolifera dovrà fare un buyback del 10% e poi annullare le azioni. A quel punto Tesoro e Cdp si troveranno con quote gonfiate in termini percentuali. Questo permetterà al Tesoro di cedere sul mercato una parte di essa, incassando 2 miliardi. Oggi il ministero dell'Economia possiede direttamente il 4,34% di Eni. La Cassa depositi e prestiti, partecipata all'80% dal Tesoro e al 18% dalle Fondazioni di origine bancaria, ha il 25,76%. La quota pubblica ammonta quindi al 30,1%. Eni quota in Borsa 17,9 euro ad azione. Ai valori correnti è sufficiente un buyback di poco inferiore al 9% per garantire il successo dell'operazione.
Il cane a sei zampe ha già lo 0,31% di azioni proprie. Per soddisfare il Tesoro deve comprare sul mercato un altro 8,85% del capitale (323 milioni di azioni circa) per poi annullare l'intero pacchetto del 9,2%. A quel punto la quota diretta del Tesoro salirebbe al 4,77%, la quota della Cdp al 28,37%, per un totale in mano pubblica pari al 33,14%. Il Tesoro potrebbe quindi vendere il 3% di Eni, come annunciato, restando comunque con una quota diretta dell'1,77%. Considerando la quota della Cdp, alla fine lo Stato avrebbe comunque il 30,1% della società. Il cda di Eni ha già la delega dell'assemblea per comprare fino a 363 milioni di azioni, il 10% dell'intero capitale.
In una nota, il Tesoro precisa che l'operazione “sarà realizzata dalla società con modalità e tempi compatibili con la struttura patrimoniale e finanziaria” di Eni e ricorda che spetta all'assemblea degli azionisti deliberare l'annullamento delle azioni proprie.
 
 

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