Libia. Haftar annuncia la riapertura temporanea dei pozzi petroliferi chiusi da gennaio
La condizione è che gli introiti dell'export non finanzino le milizie che controllano Tripoli. Il blocco è costato fino ad oggi 10 miliardi di dollari
Khalifa Haftar ha annunciato la riapertura - per un solo mese - di pozzi e terminal chiusi da gennaio. Una possibilità vincolata a una condizione difficile da soddisfare: gli introiti dell'export non dovranno finanziare le milizie che controllano Tripoli e che Haftar considera "terroriste". Anche il vicepremier Ahmed Maitig - leggiamo su Ansa - ha confermato la decisione sulla riapertura di pozzi e terminal e ha rassicurato parzialmente il generale: una commissione congiunta vigilerà sul fatto che i proventi miliardari in dollari saranno equamente ripartiti fra le due parti in cui è attualmente spaccata la Libia. Si tratta della Tripolitania del premier dimissionario Fayez al Sarraj e la Cirenaica di Haftar, uomo non più così forte dopo i 15 mesi di assalto a Tripoli fallito nel giugno scorso.
"Abbiamo deciso di riprendere la produzione di petrolio e l'export a condizione di una equa distribuzione degli introiti", ha detto Haftar in un intervento in tv. L'altra condizione è che i petrodollari "non siano usati per sostenere il terrorismo", ovvero le milizie che sostengono Sarraj a Tripoli e rendono inattaccabile Misurata.
Le Guardie degli impianti petroliferi, che hanno attuato il blocco generale in gennaio, costato finora quasi dieci miliardi di dollari alle già sguarnite casse libiche, hanno annunciato di aver autorizzato le compagnie petrolifere a riprendere le operazioni di export.
A dimostrazione di quanto il fronte tripolino sia diviso, e di come l'annuncio di Haftar possa rimanere poco incisivo, la Compagnia petrolifera nazionale (Noc) libica ha reso noto che non revocherà lo "stato di forza maggiore" che impedisce di operare normalmente. Il motivo: l'attuale militarizzazione di campi e terminal presidiati da "mercenari stranieri" (fra l'altro russi).
Situazione assai incerta, dunque. Tripoli, del resto, è in una delicatissima fase di passaggio: mercoledì' scorso al-Sarraj ha annunciato l'intenzione di dimettersi entro fine ottobre, cedendo il passo a un nuovo esecutivo che dovrebbe scaturire dai negoziati nell'ambito del "Dialogo Politico Libico" sotto egida Onu. "Si tratta di una decisione di grande responsabilità in una fase critica della storia della Libia", ha sottolineato la Farnesina, auspicando "che tutte le parti sostengano con responsabilità il percorso di dialogo verso una soluzione concordata alla crisi nell'alveo del Processo di Berlino". Facendo leva su una produzione di oro nero crollata a circa centomila barili al giorno, mentre prima del blocco la quantità quotidiana era di 1,22 milioni, con il suo corollario di black-out che pesano sulla popolazione, Haftar "scatenerà una grande opposizione da parte di fazioni politiche e Noc", prevede l'analista Wolfram Lacher del think tank Swp di Berlino. Un primo segnale sono informazioni veicolate da Twitter su un'irruzione di miliziani nell'hotel di Tripoli dove Maitig avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa.