Mondo carbone. L’Inghilterra chiude l’ultima miniera di carbone
La fine di un’era. Dalla rivoluzione industriale fino al periodo Thatcher, l’attività mineraria ha segnato due secoli di storia inglese
Kellingley, l'ultima miniera di carbone dell'Inghilterra, ha cessato le attività estrattive nel Nord Yorkshire, segnando la fine di un’industria che ha segnato la storia economica e sociale del Paese.
Dopo 50 anni dall’avvito della miniera, nei giorni scorsi l'ultima squadra di minatori è scesa a 800 metri sottoterra alla ricerca del fossile. La chiusura significa una perdita per centinaia di minatori, che da generazioni lavorano metri e metri sottoterra, ma una svolta epocale e una virata verso altri tipi di risorse, di energie green, con il carbone che ormai non rappresenta più una fonte di guadagno.
La lotta del governo con i minatori, a causa dei prezzi troppo bassi del carbone rispetto a quelli di estrazione, risale ai tempi di Margaret Thatcher, che decise di dismettere le miniere a metà degli anni '80. Da lì in poi fu un susseguirsi di chiusure, fino a quest'ultima. L'Unione nazionale dei minatori accusa il governo di non aver difeso il settore, di aver messo troppe tasse sul carbone, aver favorito le importazioni dall'estero e aver spinto troppo per altri tipi di energie.
“Mio padre era minatore, e qui la maggior parte delle persone hanno padri che hanno fatto i minatori - racconta Tony, minatore da 35 anni - è nella nostra cultura. La chiusura per noi è quasi una vergogna”. Per Keith Poulson, del sindacato nazionale dei minatori, “è scandaloso pensare che abbiamo voltato le spalle alle miniere, a un'industria in cui lavora personale così qualificato e che può dare molti profitti”.