Mucchetti: su South Stream Renzi dica a Berlusconi di non fare il “baùscia”
Il senatore e giornalista
“Nella cena notturna dopo il vertice Asen di Milano, Silvio Berlusconi avrebbe tranquillizzato l'amico Putin sul fatto che l'Italia resterà nella società del South Stream, perché lui, Silvio, si ritiene in grado di influenzare su questo punto il premier Renzi. Gli capitasse mai di risentirlo e di toccare il tema, Renzi potrebbe passare dall'italiano al milanese e dire: "Silvio, fà no el baùscia”.
Lo afferma Massimo Mucchetti, giornalista, già firma di grido del Corriere della Sera e ora presidente della commissione Industria del Senato, al termine delle dichiarazioni di Renzi a Palazzo Madama sul vertice Ue.
“Bene l'approccio fermo, ma non pregiudizialmente ostile al Cremlino. Benissimo riorientare la strategia degli approvvigionamenti di gas e petrolio dall'asse Est-Ovest a quello Nord-Sud. È la linea dell'Eni post scaroniana. Ma qui - dice Mucchetti - bisogna avere il coraggio di muovere il passo decisivo e sostenere la nuova prudenza dell'Eni sul South Stream, il progetto di gasdotto voluto da Gazprom per attraversare il Mar Nero dalla Russia alla Bulgaria, per portare poi in Europa altri 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno. Ora l'Eni non considera più strategico quel progetto e lo qualifica come un investimento finanziario da valutare per quel che potrà rendere. In primavera, la società del South Stream dovrà varare il suo primo aumento di capitale per aprire i cantieri. Si parla di 10-15 miliardi. L'Eni ha il 20% ma può non sottoscrivere. A occhio i 2-2,5 miliardi che Scaroni e Berlusconi volevano destinare al South Stream potrebbero avere altri e ben più interessanti impieghi. E chi dice che, ritirandosi l'Eni, Saipem perderebbe la commessa di costruzione del tubo, dovrebbe anche documentare se esistano clausole contrattuali in tal senso o non invece rilevanti penali a favore di Saipem nel caso venisse revocata la commessa”, aggiunge il presidente della commissione Industria di palazzo Madama.
Per il giornalista-senatore, l’Eni farebbe bene a uscire dal South Stream, di cui la società ha il 20% delle quote del progetto la cui maggioranza è nelle mani di Gazprom. Per Mucchetti si tratta di un progetto nato nel 2007 quando il mondo aveva fame di energia, mentre ora questo bisogno è molto meno presente.