Gasdotti. Per Guidi il progetto South Stream resta strategico
I conti dell’investimento e del tasso di ritorno. Nessun effetto (forse) sul progetto Tap
“Ho ribadito in più occasioni che il South Stream rimane un'opera prioritaria e strategica a livello italiano”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, nel corso del question time in Senato. “Il South Stream comunque non è un progetto che porterà gas aggiuntivo in Italia, ma una fornitura su una rotta diversa con gli stessi volumi di oggi. Oggi ci sono delle criticità per il fatto che l'operatività era prevista, in una prima fase, già per il 2016, mentre ora il progetto, per la parte off-shore, è stato sospeso dal Governo bulgaro a seguito di una segnalazione della Commissione europea. Ritengo che questa rimanga un'opera di interesse strategico nazionale. Ritengo che sia giusto che l'Italia continui a spingere per cui, nell'alveo delle regole comunitarie europee, si cerchi di portare avanti questo progetto”.
Per quanto riguarda un possibile impatto del valore del Tag nel caso in cui venisse sostituito con il South Stream, il Ministro ha risposto dicendo che “il problema è capire se il punto di arrivo del gasdotto South Stream sarà Baumgarten. Se così fosse, il Tag non avrà alcun nocumento. Se invece il punto d'arrivo fosse Tarvisio, il Tag potrebbe essere recuperato ed utilizzato, anche se su volumi diversi, con un sistema di reverse flow”. Quanto all'Eni, Guidi ha rilevato in primo luogo che, visto che i volumi di gas saranno gli stessi, anche il contratto, quindi, sarebbe lo stesso. Inoltre sulla stima del costo in 36 miliardi, “sottolineo che sinceramente questa è l'ultima stima di cui anche noi disponiamo; tuttavia tali stime non riguardano soltanto la nostra parte, ma sono in mano alla parte del costruttore e quindi sono di difficile valutazione da parte nostra”. Analoga considerazione per la stima dell'Irr (Internal rate of return) del 10%: non è ancora possibile definire se questo gas o comunque questa fornitura sarà soggetta a regolazione. In ogni caso, il ministro ha ricordato che “l'Eni è una società che agisce autonomamente e su cui evidentemente non abbiamo alcun potere di intervento”.