Nimby. Al lago di Bomba e nell’alto Adriatico si mobilitano i comitati contro le estrazioni di gas
Estrazione metano da sotto al lago di Bomba. Il sindaco mette al corrente la popolazione sulla nuova eventuale richiesta di trivellare
Ci risiamo. Si parla di nuovo della volontà di estrarre metano dalle viscere del lago di Bomba in Abruzzo. e-gazette ne aveva già scritto qualche settimana fa La storia. Così vogliono liquefare il metano sotto al lago. La società mineraria Cmi Energia aveva messo gli occhi su un piccolo giacimento di gas della concessione Colle Santo, sotto il lago artificiale di Bomba sull’Appennino a monte di Chieti. Ora il progetto si è ripresentato con una variante: per ridurre l’impatto ambientale creato dall’odiato metanodotto che avrebbe portato fino alla rete nazionale il metano estratto a Bomba, i nuovi proponenti hanno pensato di costruire un piccolo impianto di liquefazione in loco, in modo da caricare il gas liquefatto (Gnl) sulle autobotti.
L’aggiornamento
Ovviamente anche oggi i comitati nimby abruzzesi continuano a opporsi. Massimo Colonna, presidente del “Comitato gestione partecipata del territorio” ha detto che non esiste alcun “nuovo progetto” depositato al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ma soltanto una semplice Istanza di valutazione preventiva (Ivp) presentata dalla Cmi per sondare le intenzioni dell’attuale Ministero. E l’aria si è subito fatta sentire con una serie di richieste di approfondimenti molto dettagliati e specifici, di analisi specialistiche, di assicurazioni scientifiche sulla sicurezza in un territorio a forte rischio idrogeologico. Insomma il Ministero ha voluto dire di non ripresentarsi con un progetto di quelli già bocciati in passato o con un loro surrogato, magari innovato solo con qualche carotaggio effettuato in loco. È stato anche affrontato il discorso dei posti di lavoro promessi dalla multinazionale, ben 100, ma solo per la fase di costruzione dell’impianto, dunque per un tempo molto ristretto. Ma Bomba – ricorda Colonna - ha già avuto una esperienza simile con la costruzione, molti anni fa, della grande diga ultimata la quale, il lavoro è finito e le condizioni del piccolo paese sono, se possibile, peggiorate. Oltre a questo non è che si intravedono vantaggi diversi per i cittadini.
La relazione sulle Trivelle in Alto Adriatico
Intanto è battaglia in Adriatico anche più a Nord: il tavolo tecnico istituito dalla Regione Veneto ha definito «inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all’estrazione del gas metano in alto Adriatico». I vari comitati cittadini avevano a più riprese sollecitato, negli ultimi mesi, la pubblicazione dei lavori del tavolo tecnico voluto dalla Regione Veneto per valutare l’impatto di un’eventuale ripresa dell’estrazione di gas naturale nella zona del Polesine. E alla fine, dopo quasi un anno di lavoro, il responso è arrivato: «Si evidenzia che risulta pertanto inaccettabile sia sotto il profilo ambientale che socio-economico il minimo incremento del rischio di subsidenza legato all’estrazione del gas metano in alto Adriatico»; e ciò dovuto al fatto che «si ritiene che le carenze conoscitive evidenziate non consentano, alla data, di escludere effetti significativi sull’ambiente marino e costiero del Polesine e del delta del Po e pertanto le estrazioni di gas nelle concessioni minerarie non debbano essere autorizzate fintantoché non vengano messi a diposizione del tavolo tecnico-scientifico regionale tutti gli elementi specifici summenzionati con cui poter valutare l’impatto dell’estrazioni». Detto in soldoni: sappiamo che un qualche rischio c’è, non ci sono al momento elementi per valutarne davvero la portata, per cui prudenza impone di non procedere perché quand’anche fosse minimo potremmo trovarci nei guai.
La questione consenso
La relazione completa sarà presto presentata alla Regione, ma chiaramente nel governo – che, lo ricordiamo, l’anno scorso aveva definito con il decreto aiuti la volontà di riprendere le trivellazioni in Adriatico – la notizia ha avuto una certa risonanza: il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che il governo intende andare avanti seppur «con le dovute cautele»: massima attenzione all’ambiente e massima condivisione tecnica con gli esperti per operare in condizioni di assoluta sicurezza con il più ampio consenso». Proprio il consenso, infatti, potrebbe essere un grosso problema: anche in una terra in cui gli amministratori locali sono in massima parte di centrodestra, infatti, il fronte dei sindaci non è compatto a favore di questa linea. Stessa cosa dicasi per la popolazione, che nonostante i comitati contrari alle trivelle continuino ad auspicare e a portare avanti una maggiore sensibilizzazione sul tema ha comunque sotto gli occhi l’abbassamento del terreno causato dalle estrazioni avvenute nel secolo scorso (svariate porzioni del territorio sono sotto il livello del mare).