Pastoncino perforativo: il ministro Urso esalta le potenzialità delle trivelle, in Polesine dicono di no
Il ministro dello Sviluppo economico parla di nuove concessioni. E nel basso Veneto è stato creato un nuovo comitato anti-trivelle
La decisione del Governo Meloni di far ripartire la possibilità di estrarre idrocarburi in Adriatico ha già riaperto il dibattito a livello locale e in Parlamento.
Urso, nuove estrazioni non contrastano transizione
"È previsto il lancio di nuove concessioni per l'esplorazione e l'estrazione di idrocarburi. Oggi la tecnologia ci consente di rispettare appieno gli obiettivi di conservazione del territorio, del suolo. E di farlo, questo prevede il provvedimento, solo su siti caratterizzati da elevato potenziale minerario, con riserva certa superiore a 500 milioni. E a condizione che i titolari delle nuove concessioni aderiscano al meccanismo di sostegno dei clienti finali industriali. Lo dobbiamo fare e da subito". Così, a proposito dell'articolo 4 del decreto Aiuti quater, il ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, a Pescara.
Nuove concessioni, ma anche transizione sostenibile
Urso ha parlato di "una visione di politica industriale e produttiva che noi crediamo di avere e che deve essere condivisa anche con gli enti locali. Ne è un esempio - ha aggiunto - l'articolo 4 del decreto Aiuti quater, che prevede un aumento della produzione nazionale di gas volto in maggior parte a garantire da subito al sistema produttivo italiano, in particolare alle cosiddette imprese gassifere, parte dei propri consumi a prezzi controllati e sostenibili, in anticipo rispetto a quanto estrarranno dalle concessioni che daremo in mare Adriatico. Per centrare questo obiettivo è previsto il lancio di nuove concessioni per l'esplorazione e l'estrazione di idrocarburi". "La norma - ha proseguito - non pregiudica né mette in discussione in alcun modo gli investimenti in atto e pianificati sul fronte della transizione ecologica. Io, il ministro Pichetto e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, siamo fermamente consapevoli che la transizione ecologica rimane l'unica strada per raggiungere gli obiettivi ambientali su cui l'Italia si è impegnata a livello europeo.
In Polesine nasce un nuovo comitato, in Parlamento l’opposizione alle trivelle
A distanza di quasi 50 anni dalla chiusura dei pozzi per l'estrazione di metano, il Polesine continua ad abbassarsi a causa della subsidenza provocata da quelle attività. Nonostante nessuno al momento abbia manifestato l’intenzione di tornare a perforare la zona, è comunque nato il Comitato “Polesine No Trivelle”. Il fenomeno dell’abbassamento del suolo - arrivato fino a 3,5 metri nel delta del Po - è destinato ad aggravarsi con il possibile ritorno delle trivelle in mare, a 9 miglia dalla costa destina, voluto dal Governo Meloni. Il ministro Urso dice che la tecnologia consente di rispettare il territorio: questo è solo un modo per indorare la pillola, una affermazione senza reale fondamento perché il piano scellerato del Governo non risolverà i problemi dell’emergenza energetica, ma provocherà gravi danni alle attività economica, alla tenuta dei territori e alla vivibilità”. Così Luana Zanella, capogruppo di Alleanza verdi-sinistra alla Camera.
Un emendamento al decreto Aiuti quater per salvaguardare il Delta del Po da possibili nuove estrazioni di gas è stato invece presentato dal senatore del Pd Andrea Martella. Il documento mira a ripristinare il divieto di nuove prospezioni, ricerche e coltivazioni di idrocarburi nelle acque del Golfo di Venezia, nel tratto di mare compreso tra il 45 parallelo (Porto Tolle) e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po. "Con questo provvedimento - afferma Martella - puntiamo a correggere le nuove disposizioni del governo che consentono le trivellazioni in una delle zone d'Italia più delicate dal punto di vista ambientale e geologico con fenomeni, quali la subsidenza, che incidono pesantemente su quest'area mettendone in pericolo la stabilità e il futuro".