Petrolio. Analisi: l’Opec+ attende Trump e rinvia gli aumenti di produzione alla primavera 2025
Tra le ragioni indicate da Mufg Bank, il rinvio consente inoltre al gruppo di evitare un potenziale surplus significativo durante il primo trimestre dell’anno
I membri dell’Opec+ hanno deciso il piano di posticipare, per la terza volta, gli aumenti della produzione di petrolio di altri tre mesi, fino ad aprile 2025. Da mesi, l’Opec+ valuta se allentare i tagli alla produzione, che attualmente tengono 2,2 milioni di barili al giorno (b/g) fuori dal mercato, consentendo ai membri di estrarre più petrolio e di riconquistare quote di mercato.
In attesa di Trump
La banca globale giapponese Mufg Bank, banca globale giapponese spiega in una sua analisi che la decisione di ritardare l’inizio della graduale ripresa dell’offerta, a partire da 180mila b/g inizialmente previsti per gennaio 2025, è motivata da tre fattori principali.
In primo luogo, il prezzo del Brent si è mantenuto intorno ai 70 dollari al barile per oltre sei settimane, ben al di sotto delle soglie di pareggio fiscale per la maggior parte dei produttori. Il rinvio consente inoltre al gruppo di evitare un potenziale surplus significativo durante il primo trimestre dell’anno, stagionalmente più debole, e di compensare la persistente debolezza della domanda globale di petrolio. Infine, offre all’Opec+ il margine per valutare lo stato del mercato e l’impatto delle probabili misure di politica economica che saranno adottate subito dopo l’insediamento del presidente eletto Trump, previsto per il 20 gennaio.
La questione surplus
Tuttavia, ulteriori ritardi non risolvono il dilemma dell’Opec+: nel medio termine rimane poco spazio per eliminare completamente i tagli e recuperare le quote di mercato perse. Nonostante segnali incoraggianti di miglioramento nella conformità ai tetti di produzione da parte di Iraq, Kazakistan e Russia, e il probabile prolungamento dei tagli fino ad aprile 2025, il mercato globale si trova ad affrontare un surplus non risolto di 900.000 b/g per il prossimo anno e un’elevata capacità inutilizzata (~6 milioni b/g), che rappresenta un fattore ribassista per i prezzi del petrolio. Mufg conferma la nostra previsione di un prezzo medio del Brent a 73 dollari al barile, ma riconosciamo il rischio di movimenti bidirezionali al di fuori del corridoio 65-80 dollari, a causa di dazi imposti da Trump e/o incertezze geopolitiche.
Il peso del 3/3/3
Il fulcro dell’approccio “3/3/3” del segretario al Tesoro designato degli Stati Uniti, Scott Bessent – ridurre il deficit di bilancio al 3% del Pil, raggiungere una crescita annuale del 3% e aumentare la produzione interna di 3 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno (mboe/g) – avrà un impatto significativo sui mercati energetici globali. Riteniamo che una combinazione di domanda di gnl, disciplina dei capitali e previsioni sui prezzi dell’energia possa consentire il raggiungimento degli obiettivi energetici di Bessent. La produzione energetica statunitense è cresciuta in media di 1,8 mboe/g all’anno tra il 2018 e il 2023 (oltre il doppio del ritmo di 0,75 mboe/g necessario per crescere di 3 mboe/g in quattro anni) e prevediamo che negli Stati Uniti la produzione energetica aumenti di 3 mboe/g nei primi tre anni del secondo mandato di Trump, un anno prima dell’obiettivo di Bessent.