Petrolio. Analisi: la produzione dovrà calare ancora. La volatilità durerà mesi
Il Wti in maggio ha toccato il minimo storico di -37,63 dollari al barile: necessario un nuovo taglio. Gli stoccaggi sono saturi
In settimana il prezzo del petrolio ha registrato il calo più marcato di sempre, con il Wti maggio che ha toccato il minimo storico di -37,63 dollari al barile. L'avvicinarsi della scadenza ha portato a vendite generate dal panico dei trader, che hanno cercato di liberarsi del contratto a ogni prezzo; ad esse si sono aggiunti i timori sul crollo della domanda, il forte aumento dei costi per lo stoccaggio, i tagli alla produzione insufficienti, la mancata cooperazione tra Opec+ e G20. Sebbene le motivazioni del crollo siano in parte tecniche e legate alla scadenza del contratto di maggio, l'andamento dei contratti successivi non fa pensare che la situazione migliorerà a breve (il Wti giugno perde il 27% a 14,89 dollari, quello a luglio il 12,2% a 23 dollari e quelli successivi fino a marzo 2021 arretrano tra 5 e 10 punti).
Stoccaggi saturi, volatilità assicurata - "Se lo spazio di stoccaggio resta saturato, la volatilità dei prezzi resterà eccezionalmente alta nelle prossime settimane. Questo implica che la produzione dovrà calare presto e in modo significativo per riportare il mercato in equilibrio, cosa che comunque richiederà mesi". È l’opinione degli analisti di Goldman Sachs, che hanno evidenziato quanto il mercato petrolifero statunitense sia sovraccarico e quanto lo stoccaggio sia in crisi per il crollo della domanda."Di conseguenza, i prezzi del petrolio rimarranno sotto pressione e non è da escludere la possibilità che questi eventi si ripetano in futuro", ha detto Ben Jones, strategist di State Street Global Markets. Per questo il mercato petrolifero "rimarrà sotto pressione nelle prossime settimane, con ulteriori cali che potrebbero stabilizzare i prezzi dei contratti future Wti con scadenza giugno sul livello dei 10-12 dollari al barile", fa sapere Ig Italia, sottolineando che "la scelta dell’Opec+ di tagliare la produzione di 9,7 milioni di barili nei mesi di maggio e giugno, per poi scendere gradualmente nel corso del 2020 e del 2021, ha dimostrato di essere stata insufficiente per stabilizzare l’equilibrio tra la domanda e l’offerta".
L’analisi di Birol - Anche il direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell’energia, Fatih Birol, ha stimato in 30 milioni di barili il calo della domanda di aprile rispetto allo scorso anno e ha previsto una risalita solo moderata in maggio. Secondo le stime dell’Aie il recupero della domanda sarà molto graduale (a dicembre 2020 la domanda sarà sempre in calo di 2,3 milioni di barili al giorno, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). "Tali aspettative negative sui prezzi petroliferi sarebbero annullate solamente con una maggiore cooperazione tra Paesi produttori e un deciso miglioramento nei numeri dell’emergenza coronavirus in grado di accelerare il processo di riapertura delle attività economiche". Uno scenario considerato poco probabile e in cui è difficile ipotizzare che la situazione si risolverà in tempi brevi.
Le Maire: il crollo del prezzo è un pericolo per l'economia globale - "Il crollo del prezzo del petrolio rappresenta un pericolo per l'economia mondiale". Lo ha detto il ministro francese dell'economia Bruno Le Maire, secondo il quale la caduta verticale dei prezzi del greggio è un rischio per la transizione energetica, i mercati finanziari e i paesi africani. In questo tracollo dei prezzi non vi sono che dei rischi - ha detto parlando al Senato - , in primo luogo per la transizione energetica, perché per finanziare le energie rinnovabili servono le entrate del petrolio. Le grandi compagnie petrolifere sono inoltre quotate sul mercato e in esse investono i grandi fondi pensionistici: questo mette a rischio i risparmiatori. Infine, Le Maire sottolinea come il 40% circa delle entrate dei paesi africani sia legato all'estrazione e commercializzazione del petrolio e dunque in questo momento il 40% delle loro entrate è andato in fumo.