Rigassificatore di Vado Ligure. Ecco tutti i passaggi di un’operazione dai mille controlli
Facciamo chiarezza. Comitati locali e ambientalisti contestano l’approdo dell’Italis Lng al largo di Vado Ligure, in provincia di Savona, località individuata da Snam su invito del governo a trovare altra destinazione al termine dei tre anni concessi a Piombino. Dal decreto-legge del 2022 alla conferenza dei servizi, ecco tutte le tappe di un iter – ancora in corso - per un’opera che è stata sottoposta a molteplici verifiche
Tornano a soffiare i venti liguri dei comitati locali e delle associazioni ambientaliste contrari al trasferimento del rigassificatore galleggiante Italis Lng da Piombino (Livorno) a Vado Ligure (Savona). Nel mirino c’è la sicurezza e la compatibilità ambientale, tenuto anche conto della prossimità di un'area marina protetta per l'impianto a mare e per gli impianti previsti a terra, ma anche per il timore che possano esserci carenze progettuali. Ma è proprio così? Si ritrovano nelle autorizzazioni deroghe e mancati accertamenti sugli impatti derivanti dall’opera? Abbiamo cercato di fare nuovamente un po’ di chiarezza, mettendo in ordine fatti, rivendicazioni e questioni aperte da parte dei comitati locali guidati dai sindaci del Savonese e comitati nimby ma anche l’iter autorizzativo adottato per abbandonare la prima scelta Piombino trasferendola più a nord.
Le Regioni e le autorizzazioni
Spesso ci si dimentica che la questione (che è politica) nasce dall’emergenza: nel 2022, quando le forniture di metano dalla Russia cominciarono velocemente a ridursi, il Governo fu costretto a mettere in moto un’operazione per diversificare le rotte di approvvigionamento del gas. Ha quindi coinvolto la Snam, la quale ha acquistato due nuove navi rigassificatrici per Piombino (in esercizio da luglio 2023) e Ravenna (prevista in esercizio da aprile 2025), attraverso processi che prevedevano interventi di sicurezza delle opere con programmi di monitoraggio e la tutela ambientale delle aree individuate.
In quel momento non c’erano alternative a tali soluzioni ma, anche in emergenza, gli impianti e reti devono essere realizzati nel rispetto delle prescrizioni e di tutte le tutele che ne derivano. A partire dagli impegni delle Regioni. Il Governo, con applicazione del decreto legge 17 maggio 2022 n. 50 (“Misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina”) all'articolo 5 ha sancito le disposizioni per realizzare nuova capacità di rigassificazione nazionale, ma ha disposto anche di prevedere il rilascio di un’autorizzazione unica entro 120 giorni dal ricevimento dell’istanza, e ha confermato la necessità di un’intesa con la Regione interessata, senza dunque bypassare i territori ma attivando anzi specifiche figure commissariali.
Nel caso di Toscana (per Piombino) ed Emilia-Romagna (per Ravenna) i commissari furono individuati nei due presidenti regionali Eugenio Giani e Stefano Bonaccini; per quanto riguarda la Liguria, dopo l'arresto di Giovanni Toti non è ancora stato nominato un nuovo commissario di governo per l'opera.
Quanto invece a verifiche e cautele sollevate da più parti, il decreto del maggio 2022 sembra occuparsene in maniera esaustiva: in particolare, ha stabilito che le amministrazioni competenti per le procedure autorizzative - inclusi il rilascio della concessione demaniale marittima, delle opere e delle infrastrutture connesse - effettuassero gli adempimenti e le valutazioni di propria competenza, senza privarle di alcuna prerogativa. L'autorizzazione ottenuta per Piombino, ad esempio, tiene conto di pareri, nulla osta, autorizzazioni necessari alla localizzazione dell'opera, alla conformità urbanistica e paesaggistica dell'intervento, alla risoluzione delle interferenze e delle relative opere mitigatrici e compensative (dove necessario, anche la concessione demaniale).
Pur contenendo l’iter procedurale nei 120 giorni stabiliti dal governo, per Piombino non è mancata una Conferenza dei servizi, con 3 sedute nel 2022 indette dal Commissario Straordinario: il progetto è stato sottoposto all’esame di più di 50 enti interessati tra cui il MASE (ex Mite) con esito finale positivo ed Emissione Autorizzativa. Nella documentazione prodotta e sottoposta al Commissario Straordinario da parte di Snam era incluso lo Studio Ambientale e Valutazione Impatto Sanitario (VIS), oltre che l’Istanza NOF (nulla osta di fattibilità) al CTR per gli aspetti di sicurezza. Un lavoro che a Piombino, peraltro, prosegue nel tempo: il monitoraggio - avvenuto in tutte le fasi del Progetto (ante operam - corso d’opera – post operam, ovvero nella fase di esercizio) - è infatti in corso tutt’oggi. Fin da prima dell’arrivo della Italis Lng, in particolare, sono stati condotti monitoraggi ambientali effettuati da un ente terzo, il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata di Livorno (CIBM). I punti di campionamento previsti per rilevare temperatura e qualità delle acque, sono stati oltre 50, hanno riguardato anche gli allevamenti di pesci e mitili non distanti dal porto di Piombino e ad oggi non hanno rilevato criticità.
Il progetto, a livello ingegneristico, ha riguardato l’adattamento della nave; l’adattamento della banchina e la realizzazione del metanodotto di collegamento alla rete nazionale. In relazione a quest’opera, poi, sono stati effettuati anche i ripristini vegetazionali, come da prassi ormai consolidata per Snam. Circa 2.000 gli alberi messi a dimora, che costituiscono una cintura verde intorno alla centrale di controllo del gas.
Il ricollocamento a Vado Ligure
Ma veniamo alla decisione di trasferire a Vado la nave rigassificatrice ora in attività nel porto di Piombino. Per la nave Italis Lng, la Snam aveva chiesto un’autorizzazione per 20 anni per il porto toscano: gliene sono stati concessi 3 di permanenza a Piombino. In particolare, all’atto del rilascio dell’autorizzazione in Toscana (fine ottobre 2022), la Snam ha anche ricevuto il compito di valutare siti alternativi e di comunicare le proposte entro un periodo di tempo ben definito. Diverse le possibili collocazioni della nave rigassificatrice prese in esame dalla Snam con riferimento alle coste centrosettentrionali del Paese.
La scelta si è orientata su Vado Ligure perché il sito è stato ritenuto il più idoneo a soddisfare precisi criteri di carattere tecnico: uno specchio di mare adatto per l'ormeggio della nave Italis Lng e per le operazioni delle navi metaniere che devono accostarsi alla nave rigassificatrice per fornirle il carico; la distanza breve tra la nave e la rete nazionale di metanodotti di trasporto del gas (in questo caso, circa 20 chilometri); la capacità della rete di sostenere in sicurezza una portata che può raggiungere i 5 miliardi di metri cubi di gas l'anno.
Tra le diverse questioni al centro dei rilievi degli enti locali vi è da un lato la questione sui possibili impatti chimici, fisici e biologici in un ambiente marino così fragile, ma anche quello più delicato e relativo alla necessità di passaggio sui terreni liguri interessati dal gasdotto per collegare il terminale con la rete nazionale di trasporto. Ebbene, a eccezione di esigue aree con impianti fuori terra, essi saranno oggetto di servitù di passaggio (non di esproprio, come viene talvolta riportato) e rimarranno pertanto nella piena disponibilità dei proprietari. Al termine dei lavori l’azienda esecutrice procederà a ripristinare completamente i luoghi interessati dagli interventi, che ritorneranno così alle condizioni precedenti all’opera.
Un iter a ostacoli
Alla fine di giugno 2023 è stata istituita in capo alla Regione Liguria un’apposita struttura commissariale, alla quale la Snam presentava l’istanza per l’autorizzazione e per l’esercizio del progetto di ricollocazione della nave di Piombino, progetto denominato “Fsru Alto Tirreno e Collegamento alla Rete Nazionale Gasdotti”, e così è stato avviato il procedimento da parte del commissario straordinario. Nell’agosto 2023 il progetto è stato sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente. A metà ottobre del 2023, 23 enti e soggetti partecipanti alla conferenza dei servizi hanno presentato richieste di chiarimento, alle quali FRSU Italia rispondeva entro la fine dello stesso mese, presentando anche 5 ottimizzazioni del tracciato di progetto.
Nel marzo 2024 Fsru Italia presentava poi nuove e ulteriori ottimizzazioni progettuali sia nel tratto a mare che a terra. Si tratta della parte conclusiva di un processo di affinamento tecnico del progetto, con cui la Snam ha inteso modulare il progetto sulla base delle evidenze emerse dopo le indagini ambientali marine, a ulteriore tutela degli ecosistemi interessati.
Alla fine di maggio 2024 sono state pubblicate sei nuove osservazioni provenienti dagli enti e dalle amministrazioni interessate e il 24 settembre scorso Fsru Italia ha trasmesso alla struttura commissariale le risposte alle nuove osservazioni.
Al di là della cronistoria, in ogni caso, sono davvero tanti i temi su cui attraverso Snam sono state fornite le più ampie risposte e garanzie rispetto alla tutela degli ecosistemi interessati.
In relazione all’impatto ambientale, ad esempio, gli studi effettuati non hanno rilevato criticità, né legate alle variazioni di temperatura dell’acqua restituita al mare, né per la concentrazione di ipoclorito di sodio, ampiamente al di sotto dei limiti di legge. Ulteriori rassicurazioni vengono dal fatto che processi del tutto analoghi avvengono già con il rigassificatore Olt di Livorno, in esercizio da 10 anni e al quale, in assenza di anomalie ambientali rilevate, è sempre stata rinnovata l’autorizzazione all’attività.
Il Piano di monitoraggio ambientale previsto per Vado Ligure riguarderà la qualità delle acque, dei sedimenti, delle biocenosi, dei pesci e dei mitili, nonché della torbidità e del rumore sottomarino in fase di installazione. Il Piano dovrà essere approvato dalle autorità ambientali competenti in ambito regionale e nazionale, ma la documentazione di Studio di Impatto Ambientale depositata a fine marzo 2024 da Snam include già la mappa completa degli habitat marini e un’indagine di dettaglio della biologia dei fondali marini interessati dal progetto, indagine che - anche grazie all’impiego di tecnologie ad hoc come robot dotati di telecamere sottomarine - ha coperto un’area di circa 1.000 ettari.
Dalle risultanze, ad oggi, non sembrano emergere fragilità ambientali tali da suscitare particolari preoccupazioni, né lungo il percorso della sealine, che Snam si è peraltro impegnata a ripulire da rifiuti accumulatisi in loco nel corso degli anni, né nei punti di ancoraggio della nave. Senza contare che il percorso della sealine e l’area di ancoraggio coincidono in buona parte con le zone Bravo e Charlie, che già oggi sono aree di ormeggio delle petroliere.