Lo stop alle trivelle in Adriatico. Per il Tar Lazio causano subsidenza in Polesine
Arrivano due sentenze sul giacimento Teodorico autorizzato nel 2021 dopo i ricorsi presentati da alcune associazioni ambientaliste e dai comitati locali. Esultano tutti i politici.Leggi le sentenze integrali in pagina Approfondimenti
Il Tar Lazio ha bloccato con due diverse sentenze la possibilità di estrazione in Adriatico al largo delle coste del Ferrarese, della Romagna e del Polesine. Qui si trova il giacimento Teodorico, non ancora attivo, ritenuto responsabile in futuro di possibile subsidenza e che era stato autorizzato da un decreto ministeriale numero 116 del 29 marzo 2021 adottato dal ministro della Transizione ecologica di concerto con il ministro della Cultura nell’ambito della concessione presentata da Po Valley Operation Ltd. Due sono stati i ricorsi presentati, uno dalle associazioni ambientaliste Legambiente, Lipu, Wwf Italia e Greenpeace Italia, seguite dall’avvocato Matteo Ceruti, e uno dal Parco del Delta del Po, dalla Provincia di Rovigo e da diversi comuni del Polesine. Con questi due ricorsi, basati su sette contestazioni, veniva chiesto l’annullamento dei permessi che avevano anche valenza di autorizzazione integrata ambientale. A firmare il provvedimento la presidente della seconda sezione del Tar Donatella Scala e dalla giudice estensore Maria Rosaria Oliva mentre sono intervenute a sostegno dei ricorrenti anche la Regione Emilia Romagna e la Regione Veneto.
Le motivazioni
“Le amministrazioni ricorrenti – si legge nel provvedimento del Tar – hanno dedotto che lo sfruttamento del giacimento di gas comporterebbe l’aggravarsi del già esistente fenomeno della subsidenza ed hanno formulato sette motivi di ricorso, lamentando vari profili di violazione di legge e di eccesso di potere”. Sempre i ricorrenti avevano sostenuto che si sarebbero dovuti valutare “gli interessi in conflitto, coordinandosi con l’istituzione del sito marino (comunicata a dicembre 2020 alla Commissione Europea), di cui peraltro era stata data notizia già nel corso del procedimento, poiché era stata consentita una trivellazione a meno di un chilometro dai confini di quella stessa area, posta tra le 6 e le 12 miglia marine di distanza dalla costa”. I ricorrenti lamentavano poi la possibilità di “un giacimento posto nell’area marina protetta collocata all’interno delle dodici miglia nautiche dalla costa” che andrebbe contro la direttiva “Habitat” dell’Unione Europea. “Va osservato – scrivono i giudici – che il provvedimento impugnato ha consentito una trivellazione a meno di un chilometro dai confini di un’area del Delta del Po, posta tra le 6 e le 12 miglia marine di distanza dalla costa e qualificabile come sito marino di interesse comunitario”. Il sito individuato, al momento della richiesta, viene ricordato nel provvedimento, ancora non rientrava tra quelli di interesse comunitario ma era già tra quelli proposti e il ministero avrebbe dovuto tenerne conto.
“Tutte le amministrazioni ricorrenti – fanno notare i giudici – hanno lamentato che dall’esecuzione del provvedimento impugnato deriverebbe un aggravamento del fenomeno della subsidenza, potenzialmente incidente su tutti i loro territori”. Una deduzione che ritengono ragionevole “poiché sulla base di dati scientifici di comune esperienza, peraltro neppure contestati dalle amministrazioni statali, si può affermare che l’estrazione del gas dal sottosuolo o dall’area marina comporta il progressivo abbassamento del suolo della terraferma, per un’area molto estesa, che sulla base delle attuali conoscenze scientifiche non è in dettaglio individuabile”.
Tutti contenti
Nadia Romeo (Pd), parla di “una decisione importante per il territorio, che introduce un fondamentale principio di precauzione, nell'accostarsi a un unicum di enorme pregio naturalistico come il Delta del Po Veneto. Auspichiamo che si faccia tesoro delle osservazioni contenute nella pronuncia del Tar del Lazio e si tengano maggiormente in considerazione le specificità del nostro Polesine. Non solo dal punto di vista strettamente paesaggistico e naturalistico, ma anche in relazione al fenomeno della subsidenza, che ha segnato in maniera drammatica la nostra storia recente e che non può essere ignorato”.
Per la consigliera regionale Laura Cestari, leghista, nota come “lo stop del Tar del Lazio al progetto Teodorico è la vittoria di una comunità, il Polesine, che ama la terra. Noi polesani sappiamo bene quanto delicato sia l’ecosistema della nostra Provincia: il fatto che contro questo progetto si fossero schierati, compattamente, più istituzioni a più livelli, la dice lunga. L’approvvigionamento energetico è certamente una priorità per tutti. Ma gli investimenti in un territorio non possono prescindere da una valutazione che vada oltre l’aspetto ambientale e che considerino adeguatamente anche gli aspetti sociali della comunità locale”. Non minore la soddisfazione del consigliere regionale di Europa Verde Renzo Masolo: “Più che positivo l’annullamento della valutazione di compatibilità ambientale per il progetto di trivellazione al largo del Polesine. Anche i cittadini, le associazioni e gli amministratori locali hanno espresso fin da subito la loro contrarietà al progetto, preoccupati dagli effetti di nuove trivellazioni, soprattutto a causa del fenomeno di subsidenza che porrebbe tutta la zona interessata in serio pericolo. Tuttavia, c’è chi ancora sostiene le trivellazioni a fronte di un contributo che, anche in termini di produzione energetica, sarebbe minimo”. Non manca una stoccata “politica”: “Evidentemente all’interno del centrodestra i pareri dei loro rappresentanti locali contano poco, dal momento che questi devono rivolgersi ai giudici per fermare progetti dannosi, come le trivellazioni”.
Leggi le sentenze integrali in pagina Approfondimenti