La stangata in arrivo - L’aumento fiscale sul diesel ci costerà 4 miliardi
L’aumento, se confermato, tra accisa e IVA peserebbe addirittura - dicono Assopetroli e Assoenergia - 135 millesimi di euro al litro (+18%)
L’ipotesi allo studio dell’ennesima stangata fiscale sul gasolio, già penalizzato da un carico fiscale tra i più alti al mondo (60% per cento del prezzo al consumo). è inaccettabile. Lo dicono Assopetroli e Assoenergia, che parlano di mancata considerazione dell’impatto sui consumatori e sui settori produttivi coinvolti.
“Si colpirebbe duramente - sottolineano - le nostre imprese e con esse settori vitali dell’economia italiana tra cui logistica, trasporti, agricoltura, marina.” Se confermato, l’aumento peserebbe tra accisa e IVA addirittura 135 millesimi di euro al litro (+18%), a regime circa 4 miliardi l’anno. L’aumento si trasferirebbe immediatamente sul prezzo dei beni, con effetti depressivi sulla domanda.
Per le associazioni sono insensati gli annunci indiscriminati di guerra al diesel e ai motori termici tout court. “La regolazione non può essere a una sola dimensione né orientata al consenso. Occorrono misure razionali, tecnologicamente neutrali e ben coordinate - commenta Andrea Rossetti, Presidente di Assopetroli-Assoenergia.
“Sulla tassazione dei prodotti energetici bisogna cambiare approccio. Le accise sui carburanti non possono più essere usate come il bancomat dei governi pro tempore” aggiunge il Presidente. “Occorre una visione strategica. Nella tassazione si deve tenere conto delle esternalità ambientali delle fonti, ma con un aggancio basilare al loro potere energetico. E da questo punto di vista benzina e gasolio sono già tartassati oltre ogni misura rispetto alle altre fonti, come i consumatori intuitivamente sanno bene”.
Più articolato il ragionamento sulla SEN che Rossetti invia al nuovo Governo, SEN “che chiede al settore in parte di riconvertirsi e mettere in campo investimenti per oltre 5 miliardi già nei prossimi anni. È una sfida difficile, che impone innanzitutto coerenza e stabilità dell’indirizzo politico. Il primo banco di prova saranno la Legge di Bilancio, il Piano Energia e Clima e il Piano NEC per la riduzione delle emissioni inquinanti”.
Infine, una panoramica sullo stato di salute della rete distributiva dei carburanti che rivendica la sua strategicità a servizio del Paese, in quanto ponte – e non ostacolo – verso la transizione energetica. Una realtà di 21.000 punti vendita stradali, 3.000 ettari di terreni in posizioni strategiche, 3.500 depositi interni, 100mila addetti direttamente coinvolti col loro lavoro e know-how specifico.
“La distribuzione dei carburanti è un settore che non vive di sussidi, ma che ha bisogno di considerazione e buon governo di fronte a problemi strutturali rilevanti: fuga delle major, frammentazione industriale e proprietaria, perdita di capacità finanziaria, illegalità e concorrenza sleale, redditività incerta, riconversione industriale difficile in un contesto di domanda calante” conclude Rossetti. Sfide impegnative che attendono le PMI rappresentate da Assopetroli-Assoenergia, che sono da sempre l’anello di congiunzione tra l’industria petrolifera e il consumatore finale.