La Svizzera non vuole più vendere le sue infrastrutture energetiche agli stranieri
Lo chiede un'iniziativa parlamentare con la quale si vuole evitare che investitori stranieri possano appropriarsi di strutture essenziali per il Paese
Le infrastrutture energetiche importanti, centrali idroelettriche, reti di distribuzione per la corrente e il gas, devono rimanere in mani svizzere. È quanto chiede un'iniziativa parlamentare.
Essa - leggiamo su swissinfo.ch - vuole evitare che investitori stranieri, siano essi privati o Stati, possano appropriarsi di strutture essenziali al buon funzionamento del Paese.
L'iniziativa inoltrata dalla consigliera nazionale Jacqueline Badran (PS/ZH), e già accolta dalla Commissione dell'ambiente, della pianificazione del territorio e dell'energia del nazionale (CAPTE-N), può ora essere oggetto di un dibattito approfondito, dopo il via libera dell'omologa commissione del Consiglio degli Stati (CAPTE-S).
Badran vuole sottoporre le infrastrutture energetiche alla legge federale sull'acquisizione di immobili da parte di stranieri, ossia la "lex Koller". Per la CAPTE-S è legittimo riflettere sul pericolo che potrebbe rappresentare la cessione a entità estere di infrastrutture d'importanza capitale per l'approvvigionamento del Paese in energia, indica un comunicato odierno dei servizi del Parlamento, specie in vista dell'apertura del mercato dell'elettricità.
Per la CAPTE-S bisognerà quindi esaminare quali strumenti giuridici potrebbero essere applicati affinché ciò non
accada. La legge Koller ha infatti come primo obiettivo di limitare l'acquisto di beni immobili da parte di stranieri.