Tempo di bilanci. Eni nei primi sei mesi: perdita netta oltre i 7 miliardi
La compagnia realizza un utile operativo adjusted a 870 milioni. Il risultato operativo fa segnare una perdita operativa adjusted di € 0,43 miliardi
Nei primi sei mesi Eni ha realizzato risultati penalizzati dalla recessione economica causata dal COVID-19, che ha ridotto la domanda energetica e dalle condizioni di oversupply di petrolio e gas. Nei primi sei mesi del 2020 il risultato operativo evidenzia una perdita netta di 7,34 miliardi (il risultato netto adjusted è stato negativo per 655 milioni di euro), mentre per il secondo trimestre la perdita è di 4,41 miliardi, determinata dalla rilevazione di svalutazioni pre-tax di attività non correnti di € 3,4 miliardi (di cui € 2,8 miliardi rilevate nel secondo trimestre) riferite principalmente a asset oil&gas e impianti di raffinazione in funzione della revisione dello scenario dei prezzi/margini degli idrocarburi per un valore complessivo post-tax di € 3,6 miliardi comprensivo di svalutazioni di crediti d’imposta (€ 3,5 miliardi rilevati nel secondo trimestre).
Il primo semestre limita anche l’utile operativo adjusted a 870 milioni in calo dell’81% rispetto a un anno fa. Il risultato operativo fa segnare una perdita operativa adjusted di € 0,43 miliardi. Al netto dell’effetto scenario di - 2,6 miliardi e degli impatti del COVID-19 di -0,3 miliardi, la performance del trimestre è stata positiva per +€ 0,2 miliardi; nel semestre la performance è stata positiva per +€ 0,3 miliardi.
Esaminando i risultati, Claudio Descalzi, AD di Eni, ha commentato: “Considero estremamente positiva la reattività mostrata da Eni nel semestre probabilmente più difficile che l’industria oil&gas abbia dovuto superare nella sua storia. I prezzi sono crollati insieme alla domanda per effetto della crisi sanitaria e delle tensioni geopolitiche. Solo un intervento straordinario dell’OPEC+ ha consentito di riportare un minimo di stabilità nel mercato, mentre la difficile uscita dalla pandemia mostra ancora elevati elementi di incertezza. In questo contesto Eni ha prontamente reagito rivedendo i suoi piani industriali nel 2020 e 2021 con l’intento di preservare la sua solidità patrimoniale. In particolare, sono state identificate azioni di contenimento dei costi di funzionamento 2020 per €1,4 miliardi senza compromettere l’attuale occupazione, mentre gli investimenti sono stati ridotti di €2,6 miliardi principalmente nel business Upstream che risulta il più colpito dagli effetti della crisi. I business del gas, del retail e della bio-raffinazione hanno al contrario dimostrato una grande robustezza, facendo registrare risultati migliori di quelli 2019 nonostante gli effetti della pandemia e trainando i risultati consolidati al di sopra delle aspettative di mercato. Tutto ciò ci ha consentito di mantenere una generazione di cassa superiore all’esborso per investimenti e di non intaccare la riserva di liquidità di circa €18 miliardi al 30 giugno.”
Più ottimista Eni per il futuro: in linea con i segnali positivi registrati a giugno/luglio, la compagnia ipotizza una graduale ripresa dei consumi globali di olio, gas ed energia elettrica, in particolare nei mercati di presenza, a partire dal secondo semestre dell’anno. Atteso un rimbalzo della domanda energetica nel 2021. Valutati i possibili effetti strutturali della pandemia COVID-19 sulla domanda di idrocarburi, Eni ha rivisto le assunzioni di prezzo degli idrocarburi a lungo termine, riducendo la previsione relativa al petrolio di riferimento Brent a 60 $/barile in termini reali 2023 rispetto ai precedenti 70 $/barile (2021 e 2022 rispettivamente 48 e 55 $/barile vs. precedenti 55 e 70 $/barile). La previsione del prezzo del gas al PSV Italia è stata ridotta nel lungo termine del 30%. I margini di raffinazione sono stati rivisti in riduzione a breve termine. Eni ha prontamente rivisto i piani industriali per adattare il business allo scenario di crisi dovuto alla pandemia COVID-19, mettendo in campo un insieme di azioni e di iniziative finalizzate a rafforzare la liquidità e la struttura patrimoniale, difendere la redditività e aumentare la resilienza allo scenario senza pregiudicare la capacità dell’azienda di tornare a crescere non appena le condizioni macro lo consentiranno, accelerando al tempo stesso l’evoluzione del business in chiave low carbon. Data l’elevata volatilità dello scenario e la discontinuità in atto nelle economie mondiali, viene fornita per il 2020 un’analisi di sensitività del flusso di cassa adjusted a variazioni dei prezzi delle commodity.