La Transnistria al gelo si difende così. Perché Moldavia e Russia l’hanno abbandonata
Oltre ai blackout a rotazione l’unico modo che ha la popolazione per scaldarsi è bruciare legna. Chisinau da una parte e Mosca dall’altra non hanno interesse nel risolvere la situazione
L’unica notizia positiva è che negli ultimi giorni la temperatura si è “miracolosamente” impennata dal gelo dei giorni precedenti ma tutto il resto è sofferenza per gli abitanti della dimenticata Transnistria, il lembo di terra da 4mila chilometri quadrati, popolata da 400mila abitanti e 1.500 soldati russi mai andati via dal 1992, autoproclamata repubblica autonoma in Moldavia. Come noto, le forniture gas da Mosca per scaldare le case e alimentare l’industria passano dai tubi della confinante Ucraina e sono state interrotte il 1° gennaio. Gli unici a rimetterci sono stati, di fatto, gli abitanti di queste parti. Dimenticati dalla Moldavia filo Ue e dalla stessa Russia. Un vicolo cieco senza soluzione.
L’emergenza
La Transnistria ha intanto ordinato blackout a rotazione, come ci racconta un reportage di Agi. Parti della città più grande della regione, Tiraspol, tra cui un quartiere che ospita un ospedale pediatrico, sono rimaste senza energia, così come città e villaggi più piccoli. Tutte le imprese industriali hanno smesso di funzionare. "La crisi è così grave che non è necessario elencare quali imprese si sono fermate. Tutte sono ferme, a eccezione di quelle che garantiscono la sicurezza alimentare, ha detto ministro dello sviluppo economico della non riconosciuta Repubblica Moldava Transnistriana, Sergei Obolonik, citato dell'agenzia di stampa Pridnestroviana; "per il settore industriale - non esiste alcuna risorsa energetica". Al momento l’unica soluzione data ai cittadini per scaldarsi è raccogliere legna da ardere, dar fondo alle scorte e sperare nel tempo. Basterà per superare l’inverno?
I problemi anche per Chisinau
Ma i problemi in Transnistria potrebbero presto coinvolgere anche la stessa Moldavia. "Mettendo a repentaglio il futuro del protettorato che ha sostenuto per tre decenni nel tentativo di destabilizzare la Moldavia, la Russia sta rivelando l'inevitabile risultato per tutti i suoi alleati: tradimento e isolamento", ha affermato il premier moldavo Dorin Recean. "Per noi questa crisi è volta a consentire il ritorno delle forze filo-russe al potere in Moldavia e a trasformare il nostro territorio in un'arma contro l'Ucraina, con cui condividiamo un confine di 1.200 km". La Russia nega di aver usato il gas come arma ma il 1° gennaio Gazprom ha sospeso le esportazioni anche in Moldavia, rea di non aver onorato i debiti per 709 milioni di dollari. Ora il governo di Chisinau ha preparato accordi alternativi, con un mix di produzione nazionale e importazioni di elettricità dalla Romania.