A tutto Nimby. Gli ambientalisti non vogliono il gasdotto adriatico: rischi per l’Appennino sismico e alluvionato
Preoccupazioni da Legambiente, Wwf e comitato No Tubo Romagna, per il metanodotto che toccherà zone altamente sismiche in zone già epicentro dei più forti terremoti in zona
Inutile per il fabbisogno di metano e dannoso per l’impatto su un territorio fragile sotto il profilo sismico, per di più flagellato dall’alluvione. Così gli ambientalisti romagnoli di Legambiente e WWF Forlì-Cesena si uniscono al comitato ecologista “No Tubo Romagna” contro il progetto di metanodotto Snam chiamato Linea Adriatica, lamentando tra l’altro la mancanza di informazione ai cittadini su un’opera imponente, che avrà una lunghezza di 430 chilometri e attraverserà sei regioni, da Sulmona a Minerbio, toccando la provincia di Forlì-Cesena — per un tratto di oltre 46 chilometri - in un tracciato che interessa Mercato Saraceno, Cesena, Bertinoro, Forlimpopoli e Forlì. Per poi proseguire verso il ravennate: Ravenna, Russi, Alfonsine, Bagnacavallo, Lugo.
Il progetto cambiato
Il progetto del gasdotto toccherà numerosi Comuni appenninici, per un totale di 323 privati proprietari di terreni. "La Rete Adriatica doveva inizialmente essere installata lungo la costa adriatica ma poi Snam, la società nazionale di gestione del gas, decise di spostare il tracciato lungo l’Appennino - spiega Francesco Occhipinti, presidente di Legambiente Forlì-Cesena - e toccherà zone altamente sismiche, paradossalmente tutti gli epicentri dei più forti terremoti che hanno interessato l’Italia dal 1997 a oggi. Senza considerare la modalità con cui sono stati contattati i proprietari dei terreni e delle abitazioni in cui dovrebbe passare il gasdotto, proponendo loro cifre irrisorie che comprendono anche una servitù a vita”. Quanto alla questione ambientale, Occhipinti definisce l’impianto “altamente impattante e inutile, quanto il rigassificatore di Ravenna - prosegue -. I dati ci dicono che stiamo andando verso una riduzione nell’utilizzo del metano di cui abbiamo sempre meno bisogno. Questo progetto, fermo dal 2012 e rispolverato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, non porterà neanche a un calo dei costi delle bollette”.
Stessa linea espressa anche dal Wwf che mette l’accento sulle ricadute negative per le zone interessate. “In molti casi si tratta di terreni coltivati - dice Ornella Mordenti, Wwf Forlì-Cesena -, destinati a bosco o a piccoli allevamenti, per i quali il metanodotto sarà altamente invasivo. Il cambiamento climatico ci impone di andare nella direzione contraria, ma i nostri amministratori non vogliono capirlo”.