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Val d’Agri. L’Eni ferma gli impianti. Continua l’inchiesta del 2016. Polemiche

where Potenza when Mer, 19/04/2017 who roberto

Il Tribunale di Potenza rinvia a giudizio 47 persone. Interviene lo Sviluppo economico. Le imprese, le dichiarazioni dei politici

Mentre la Regione emana l’atto annunciato centro-oli-val-dagri.jpgsabato scorso per la fermata del Centro oli di Viggiano in val d’Agri, l’Eni ha deciso di cominciare a fermare gli impianti. Intanto il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi si sono incontrati, presenti gli uffici tecnici ministeriali dell’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse competenti in merito alla sicurezza nei luoghi di lavoro del Centro Oli val d’Agri (CoVA). Nell’ambito dell’incontro, Descalzi ha comunicato di aver avviato in via cautelativa e proattiva la procedura di sospensione delle attività del CoVA, in attesa di ricevere formalmente la comunicazione del provvedimento della Regione. L’amministratore delegato dell’Eni ha confermato che le prescrizioni emanate dalla Regione per la messa in sicurezza, consistenti nella disposizione di barriere idrauliche sul lato sud del Centro Olio ed esterne, sono state tutte adempiute. Inoltre la società sta realizzando il doppio fondo nei tre serbatoi esistenti che non ne sono ancora dotati, il primo dei quali sarà completato entro la fine di maggio, in modo da disporre di una migliore protezione del suolo ed il relativo monitoraggio ambientale dei serbatoi.
Gli uffici tecnici del ministero hanno effettuato rilievi volti ad accertare l’entità della contaminazione, a individuarne l’origine e a verificare le misure di messa in sicurezza e monitoraggio adottate, a rilevare eventuali effetti negativi sulla sicurezza del luogo di lavoro, dell’esercizio degli impianti e sulle maestranze addette. Attualmente non sono emerse criticità circa la sicurezza dell’impianto. Tali ispezioni proseguono e saranno effettuate anche nell’arco di questa settimana, fermo restando la competenza dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente sulle aree esterne al CoVA.
Da quanto finora accertato sul posto e dalle informazioni fornite dalla società titolare, è emerso che la dispersione degli idrocarburi liquidi è ascrivibile a una non perfetta tenuta del fondo di uno dei quattro serbatoi dedicati allo stoccaggio dell’olio, che è stato da tempo svuotato. Il ministero, attraverso i citati uffici tecnici e i propri laboratori chimici, e il ministero dell’Ambiente, attraverso l’Ispra, forniranno ogni necessario supporto e cooperazione alla Regione per coadiuvare l’Arpab.
 
L’inchiesta del 2016 arriva al processo - Intanto il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Potenza ha rinviato a giudizio 47 persone e dieci società, fra le quali l'Eni, nell'ambito dell'inchiesta del 2016 sulle estrazioni di petrolio in Basilicata. È la stessa indagine per la quale un anno fa, nell’aprile 2016, l’impianto di Viggiano fu sequestrato dalla procura di Potenza e le intercettazioni indussero l’allora ministro dello Sviluppo economico, signora Federica Guidi, a dimettersi sebbene non vi fosse alcuna accusa nei suoi confronti. Fra gli imputati del processo, che comincerà il 6 novembre, vi sono due ex responsabili del distretto meridionale dell'Eni, Ruggero Gheller ed Enrico Trovato, e altri dipendenti della compagnia petrolifera.
Fra le persone rinviate a giudizio vi sono anche due ex direttori generali dell'Agenzia per l'ambiente della Basilicata, Aldo Schiassi e Raffaele Vita, alcuni ex dirigenti della Regione e l'ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino (Pd). Otto imputati sono stati invece prosciolti: fra loro, l'attuale consigliere regionale della Basilicata Vincenzo Robortella (Pd), e il padre, Pasquale, a sua volta ex consigliere regionale dello stesso partito. Lo stesso gup, durante un processo con il rito abbreviato, ha assolto - con la motivazione che il fatto non sussiste - due imprenditori campani, Pasquale Criscuolo e Francesca Vitolo, e uno lucano, Rocco Caruso. Un anno fa, il 31 marzo 2016, l'inchiesta (con circa 60 indagati) portò agli arresti domiciliari sei persone e al blocco delle attività del centro oli di Viggiano (Potenza) dell'Eni. I filoni dell'inchiesta erano tre: il primo sullo smaltimento dei rifiuti prodotti nel centro oli; il secondo i lavori per la realizzazione del centro oli di Corleto Perticara (Potenza) della Total; il terzo il progetto di stoccaggio del greggio estratto in Basilicata in Sicilia, nel porto di Augusta (Siracusa). Quest'ultimo filone nei mesi scorsi è stato trasferito a Roma: per gli indagati in tale ambito è stata poi disposta l'archiviazione.
Confindustria Basilicata - "Quello che sta accadendo in queste ore nella vicenda relativa al Centro Oli di Viggiano è un fatto di tale portata che richiede equilibrio e lucidità": lo ha detto, in una dichiarazione, il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso, aggiungendo di aver "apprezzato il comportamento assunto da Eni che, con la decisione di chiudere temporaneamente il Cova e di avviare le relative procedure di fermo dell'impianto, dimostra attenzione alle istanze delle istituzioni e del territorio". "Non nascondiamo la nostra preoccupazione per le notizie che arrivano dalla Val d'Agri, in primis per il dato ambientale e, poi, per i risvolti economici ed occupazionali che inevitabilmente conseguiranno alla nuova sospensione delle attività del Centro Oli".
Il sindacato dei chimici Ugl - "La chiusura temporanea del centro Oli Val d'Agri di Viggiano (Potenza) riaccende il dibattito sulla necessità che tutela ambientale, attività produttive e occupazione debbano operare in armonia. Un eccessivo allarmismo ambientalista può generare situazioni rischiose per aziende importanti nello scenario industriale del nostro Paese". Lo ha detto il segretario nazionale dell'Ugl Chimici, Luigi Ulgiati, che si è detto "preoccupato" e ha sottolineato la necessità di chiarimenti "su come le istituzioni intendano operare sul territorio e nel contempo salvaguardare i livelli occupazionali. L'impatto ambientale va tenuto strettamente da conto, ma è necessario fare tutto il possibile affinché operazioni di precauzione ambientale non intacchino il tessuto produttivo delle nostre imprese, con conseguenze potenzialmente drammatiche per i lavoratori direttamente interessati e dell'indotto. Il rischio è che si possano presentare altre situazioni di difficile gestione e che a farne le spese siano sempre i più deboli. Speriamo - ha concluso Ulgiati - che la fermata precauzionale annunciata da Eni in Val d'Agri sia una fase di breve durata".
I pareri di alcuni politici - Comiso Latronico (Direzione Italia) ha chiesto che il Governo intervenga nella vicenda con eventuali "strumenti di controllo e di verifica per garantire la finalizzazione degli impieghi". In un'interrogazione ai ministri per gli Affari regionali e dell'Ambiente, Latronico ha fatto riferimento, in particolare, al "protocollo d'Intenti per l'estrazione di idrocarburi nella Val d'Agri", firmato da Regione Basilicata ed Eni nel 1988, in cui si faceva riferimento ad "azioni concordate, che tenessero in dovuta considerazione le esigenze del territorio, ed in particolare la realizzazione di sistema di monitoraggio ambientale, attraverso una rete di misura delle emissioni, una rete chimico-fisica in automatica con prelievo di campioni ed analisi di laboratorio, una rete di biomonitoraggio, una rete remote sensing, una rete sismica". Gli onorevoli Maria Antezza e Ludovico Vico (Pd) hanno annunciato un'interrogazione urgente nelle Commissioni Ambiente e Industria di Montecitorio ai Ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico - Gian Luca Galletti e Carlo Calenda - dopo quella che hanno definito la "giusta decisione della giunta regionale lucana relativa alla sospensione per 90 giorni delle attività del Cova di Viggiano". Antezza e Vico hanno chiesto al Governo di riferire "sul grado di criticità dell'inquinamento in atto nei pressi del centro di estrazione petrolio in Val d'Agri; sullo stato di avanzamento dei controlli e sulle gravi inadempienze riscontrate da Arpab e Regione, dal momento che sul tema lavorano in sinergia tecnico-istituzionale con Ispra e lo stesso Ministero dell'Ambiente; nonché sulle responsabilità da parte di Eni. Il tutto - hanno evidenziato - anche alla luce del quanto mai opportuno preannunciato rigore che la Regione Basilicata intende perseguire nel far rispettare le prescrizioni impartite, nel rispetto in primis della tutela della salute e della sicurezza dei cittadini lucani, dell'ambiente e delle produzioni agroalimentari oltre che dei livelli occupazionali che il comparto impiega". 

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Centro-oli-viggiano
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