Acque italiane, tre regioni invocano l’introduzione della Strategia marina
Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) chiede di istituzionalizzare la Strategia integrata per la futura politica marittima. Coinvolte Calabria, Emilia-Romagna e Liguria
“Istituzionalizzare la Strategia marina”: è questa la pressante richiesta di tutto il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) che, per bocca dei tre capofila Calabria, Emilia-Romagna e Liguria, arriva compatta al ministero dell’Ambiente. Alla soglia del terzo e ultimo anno di convenzione, è indispensabile avere la garanzia di poter proseguire nel lavoro così capillarmente messo in piedi.
La Stategia marina - è bene ricordarlo - recepisce la Direttiva quadro 2008/56/CE sulla strategia per l’ambiente marino, successivamente recepita in Italia con il d.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010, che si basa su un approccio integrato e si propone di diventare il pilastro ambientale della futura politica marittima dell’Unione Europea.
La Direttiva pone come obiettivo agli Stati membri di raggiungere entro il 2020 il buono stato ambientale (GES, “Good Environmental Status”) per le proprie acque marine. Ogni Stato deve quindi, mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una “fase di preparazione” e di un “programma di misure”.
Imponenti i numeri del lavoro sin qui realizzato in Italia, anche solo guardando alle aree di indagine di seguito riportate su scala nazionale e con il dettaglio delle tre macroregioni Mare Ionio-Mediterraneo Centrale, Mediterraneo Orientale, Mediterraneo Occidentale:
* 58 aree di indagine per i rifiuti spiaggiati (13-21-24),
* 54 per le microplastiche (13-18-23),
* 49 transetti per lo studio della colonna d’acqua e degli habitat pelagici (13-13-23),
* 24 aree di studio per gli habitat a coralligeno (6-4-14),
* 23 aree per la contaminazione da trasporto marittimo (4-10-9),
* 20 aree per la contaminazione da impianti industriali (5-10-5),
* 17 aree per la ricerca di specie non indigene (3-6-8),
* 11 aree di indagine per gli habitat di fondo marino sottoposti a danno fisico (1-9-1),
* 9 aree per lo studio dell’apporto di nutrienti da fonti fluviali (1-4-4),
* 8 aree per lo studio degli habitat fondi a Maerl (2-2-4),
* 6 aree per lo studio dell’apporto di nutrienti da fonti urbane (2-2-2),
* 6 aree per lo studio dell’apporto di nutrienti da acquacultura (2-1-3),
* 5 transetti per lo studio della colonna d’acqua e dei contaminanti delle zone eutrofiche
Ogni area è stata indagata per tre anni consecutivi su più punti. Una mole di dati oggettivi, validati e affidabili che rappresenta il punto di partenza su cui costruire le politiche sul mare del nostro paese. Al termine del primo triennio di monitoraggio questi dati andranno elaborati per pianificare il lavoro futuro, come previsto dalla normativa europea che impone la verifica di quanto già effettuato in vista della programmazione delle attività da svolgere in seguito. Per questo è importante che la Strategia marina abbia continuità.