torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

“Tifone” e altri disastri. Ecco cosa significano i nomi dei fenomeni atmosferici più estremi

where Milano when Gio, 20/03/2025 who roberto

In occasione dell’Ora della Terra del 22 marzo, Babbel ha esplorato le origini linguistiche degli eventi meteo più impattanti per il Pianeta. Da “willy willy” fino a “twister”, passando per il cinese “t’ai fung” e il greco classico.

Tempeste anomale ed eventi courtesyofbabbelciclonepexels-pixabay.jpgmeteorologici estremi colpiscono con crescente frequenza diverse parti del mondo. In occasione dell’Ora della Terra (22 marzo), l’iniziativa globale che invita a spegnere le luci per sensibilizzare sul cambiamento climatico, e della Giornata mondiale della meteorologia (23 marzo), Babbel – la piattaforma che promuove la comunicazione attraverso le lingue – ha esplorato le origini linguistiche dei termini legati ai fenomeni più impattanti per il Pianeta.
 
I nomi delle tempeste e la loro origine
Dalle divinità antiche che governavano i fenomeni atmosferici ai termini che evocano il movimento dei venti, Babbel ha così rivelato l’etimologia dei nomi attribuiti a queste manifestazioni della natura. Eccone alcuni tra i più interessanti.
Il termine “ciclone”, che descrive una violenta perturbazione caratterizzata da forti raffiche di vento e piogge intense, deriva dal greco “kýklos” (cerchio, giro), un riferimento alla forma circolare visibile dalle immagini satellitari. A seconda della zona in cui si verificano, queste tempeste assumono nomi diversi: nell’area del Centro e Nord America vengono chiamate “uragani”, un termine di origine caraibica che rimanda a una divinità del vento e delle tempeste, mentre in Asia orientale prendono il nome di “tifoni”, dalla locuzione cinese “t’ai fung” (grande vento).
Lo “tsunami”, noto in italiano come “maremoto”, è tra gli eventi naturali più distruttivi. Generato da terremoti sottomarini, può dare origine a onde alte decine di metri. Il termine giapponese significa letteralmente “onda sul porto” ed è entrato nell’uso internazionale a causa della frequenza di questi fenomeni sulle coste nipponiche.
Il “tornado”, invece, chiamato anche “tromba d’aria”, è un vortice d’aria generato dall’incontro tra masse di aria calda e fredda. Il termine deriva dallo spagnolo “tronada” (tempesta) e ha assunto il significato attuale per il suo tipico moto rotatorio. Negli Stati Uniti, viene spesso definito anche “twister”, in riferimento alla sua forma turbinosa.
Un altro fenomeno atmosferico meno noto ma violento è il “derecho”, un tipo di tempesta caratterizzata da raffiche di vento lineari e piogge intense. Il termine, di origine spagnola, significa “dritto” e distingue questi venti da quelli vorticosi dei tornado. A causa dell’aumento delle temperature, eventi di questo tipo si stanno manifestando anche in Europa, Italia compresa.
Tra i fenomeni più singolari c’è il “willy willy”, una colonna di sabbia e polvere tipica delle zone aride australiane. A differenza dei tornado, questi vortici si sollevano direttamente dal suolo e hanno un impatto minore. Il nome deriva probabilmente dalle lingue aborigene, dove indicava spiriti maligni associati ai venti impetuosi.
Infine, le eruzioni vulcaniche sono accompagnate da fenomeni collaterali come i “capelli di Pele” – sottili filamenti di vetro vulcanico che prendono il nome dalla dea hawaiana del fuoco – e il “lahar”, termine giavanese che indica un pericoloso flusso di detriti e lava raffreddata.
Il termine “cataclisma”, oggi usato per descrivere eventi naturali devastanti, ha radici nell’antico greco “kataklysmós” (inondazione), legato all’idea di un disastroso diluvio. Con il crescere della frequenza e della potenza di uragani, tornado ed eruzioni vulcaniche, il suo significato si è ampliato fino a includere ogni evento che provoca distruzione su larga scala.
 
“Comprendere i meccanismi climatici”

“Studiare l’etimologia delle parole legate ai disastri naturali non è solo un esercizio di linguistica, ma un modo per comprendere meglio i meccanismi climatici e il nostro ruolo nei cambiamenti in atto. Il linguaggio può diventare un potente strumento di consapevolezza e stimolare un dibattito necessario sul nostro rapporto con l’ambiente”, osserva Gianluca Pedrotti di Babbel.

Foto: Pexels da ufficio stampa Babbel

immagini
Courtesy of Babbel_ciclone_pexels-pixabay