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Combustibili fossili & Co. Ecco tutti i tabù del linguaggio climatico

where Baku (Azerbaijan) when Gio, 14/11/2024 who roberto

In occasione della Cop29, in corso fino al 22 novembre a Baku, in Azerbaijan, gli esperti di Babbel hanno analizzato come l’uso del linguaggio, o l’omissione di alcune terminologie, rivelino le complesse dinamiche legate al riscaldamento climatico

In occasione della Cop29 sul climacop29-flickr.jpg in corso fino al 22 novembre a Baku, in Azerbaijan, si intensificano le discussioni su come affrontare il riscaldamento climatico attraverso politiche concrete e azioni collettive. In questo contesto, gli esperti di Babbel – piattaforma specializzata nell’apprendimento delle lingue – hanno analizzato come l’uso del linguaggio, o l’omissione di alcune terminologie, riveli le complesse dinamiche legate al riscaldamento climatico. Non solo: gli esperti hanno sviluppato un glossario utile a comprendere i concetti chiave dei discorsi sul clima e sull’ambiente.
«Le parole che usiamo per descrivere il riscaldamento climatico sono più di semplici termini tecnici: hanno un peso emotivo e sociale. Aiutare le persone a comprendere e usare correttamente questi termini è cruciale per facilitare un dialogo più informato su questi temi», spiega Esteban Touma Portilla, content producer e insegnante di Babbel Live, la piattaforma che offre lezioni online dal vivo.
 
Demistificare: 28 anni “senza combustibili fossili”
Un esempio rilevante è l’uso del termine “combustibili fossili”, evitato per 28 anni negli accordi finali delle conferenze sul clima. Alla Cop26 di Glasgow, nel 2021, si fece per la prima volta menzione esplicita del “carbone”, ma solo alla Cop28 si è parlato della necessità di allontanarsi da tutti i combustibili fossili. Tuttavia, la formula scelta, “allontanarsi gradualmente”, è stata considerata dagli attivisti ambientali debole rispetto alla transizione rapida e decisa che essi auspicano; il linguaggio adottato non rifletterebbe difatti l’urgenza del riscaldamento climatico e rischierebbe, secondo gli attivisti, di rallentare l’azione concreta.
Anche l’uso di termini come, per esempio, “unabated”, “phase out” e “geoengineering” riflette diverse visioni. L’ambiguità di questi termini solleva degli aspetti interessanti dal punto di vista linguistico, come rilevato dagli esperti di Babbel. Vediamoli.
Unabated: quando si parla di combustibili fossili unabated (letteralmente “non ridotto” o “non attenuato”), si fa riferimento a quelli che continuano a essere utilizzati senza alcuna misura per ridurre le emissioni di gas serra, come la cattura del carbonio. In altre parole, i gas serra prodotti da questi combustibili vengono rilasciati direttamente nell’atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale.
Abated: al contrario di unabated, significa “ridotto” o “attenuato”. In questo contesto, indica i combustibili fossili il cui utilizzo è accompagnato da tecnologie per catturare una parte delle emissioni, riducendo così l’impatto ambientale. Tuttavia, non esiste una definizione universalmente concordata su quanta parte delle emissioni debba essere trattenuta per poter considerare un combustibile “abated”.
Phase out: traducibile con l’espressione “eliminare gradualmente”, si usa per descrivere l’intenzione di smettere di utilizzare i combustibili fossili in modo definitivo, ma in maniera progressiva nel tempo, fino a che non verranno completamente dismessi.
Phase down: significa, invece, “ridurre gradualmente”, ma non implica necessariamente una completa eliminazione. È un termine meno forte rispetto a phase out.
Geoengineering: si riferisce a un insieme di tecnologie progettate per modificare su larga scala il clima terrestre, con l’obiettivo di mitigare gli effetti del riscaldamento climatico. Questo termine comprende una gamma di interventi ancora poco testati, che spaziano da tecniche come l’iniezione di aerosol nella stratosfera per riflettere la radiazione solare, fino a interventi come la verniciatura dei tetti con colori chiari per ridurre l’assorbimento di calore. Durante la Cop28, questo tema ha suscitato dibattiti accesi, con organizzazioni della società civile che avvertono che tali tecnologie speculative potrebbero distogliere l’attenzione dalla necessità urgente di ridurre le emissioni di gas serra: il timore è che la normalizzazione di termini come “geoingegneria” nel discorso sul clima possa portare a una più ampia accettazione di queste tecnologie, rischiando di mettere in secondo piano le discussioni su soluzioni climatiche più efficaci, eque e sostenibili.

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