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Emissioni: carne e latticini battono il fossile

where Roma when Gio, 17/10/2024 who roberto

Secondo Greenpeace, il metano prodotto dalle grandi aziende del cibo non a base vegetale sono comparabili a quelle del settore dei combustibili fossili

Le emissioni stimate di metanoallevamento-intensivocreditigreenpeace.jpg di 29 grandi aziende produttrici di carne e latticini a livello mondiale, che includono il gruppo italiano Cremonini, sono comparabili a quelle delle cento maggiori aziende del settore dei combustibili fossili. È quanto riporta un nuovo rapporto di Greenpeace Nordic, che sottolinea come si tratti “di un contributo significativo al riscaldamento climatico” perché, nel breve periodo, “il metano è un gas a effetto serra ancora più potente dell’anidride carbonica”.
La buona notizia è che, secondo l’analisi dell’associazione ambientalista, una riduzione nella sovrapproduzione e nel consumo eccessivo di carne e latticini nei Paesi a medio e alto reddito potrebbe rallentare il riscaldamento del Pianeta, facendoci guadagnare un po’ di tempo per compiere la transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Questo richiede però una transizione anche del sistema alimentare verso una dieta a base prevalentemente vegetale, in linea con le raccomandazioni di Eat - Lancet Planetary Health.
 
Un potenziale raffreddamento di 0,12 gradi
Ridurre le emissioni legate alla produzione di carne e latticini porterebbe a un effetto raffreddamento della temperatura media globale di 0,12 gradi entro il 2050, cioè a una riduzione del 37% del riscaldamento aggiuntivo previsto per la metà del secolo legato al settore, pari a 0,32 gradi. Queste nuove proiezioni si basano sullo scenario dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). Sarebbe un risultato molto importante, secondo Greenpeace, perché quando si parla di riscaldamento climatico ogni frazione di grado in più o in meno conta: si stima per esempio che per ogni 0,3 gradi di riscaldamento evitato si potrebbe ridurre l’esposizione al caldo estremo per 410 milioni di persone.
«Per tanto tempo abbiamo osservato la crescita senza freni delle grandi aziende di carne e latticini, come se il settore fosse in qualche modo esente da responsabilità verso il riscaldamento climatico, ma non è affatto così», sostiene Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
 
I fumogeni per denunciare il greenwashing
Per tenere alta l’attenzione sul tema, in vista del summit mondiale sul clima delle Nazioni Unite di novembre (COP29), attiviste e attivisti di Greenpeace in tutto il mondo hanno già intrapreso numerose azioni contro l’industria della carne e dei prodotti lattiero-caseari. L’obiettivo è rendere visibili, mediante fumogeni rosa, le emissioni di metano di queste aziende e denunciare i tentativi di greenwashing dei giganti del settore.  

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allevamento-intensivo crediti greenpeace