L’extravergine secondo Slow Food: ecco la guida online dei migliori oli italiani
Una guida on-line ai migliori oli italiani, un Presidio per tutelare le eccellenze, il racconto e la degustazione per imparare a riconoscere quello buono, pulito e giusto
Un sistema di tutela e promozione dell’olio extravergine d’oliva che mette in campo tutti gli strumenti a disposizione della rete di Slow Food, secondo l’approccio che nel corso di questi 32 anni di storia l’associazione ha sperimentato: una guida on line con oltre 1000 segnalazioni dei migliori oli di circa 600 aziende realizzata grazie alle decine di soci e collaboratori in tutta Italia; il Presidio Slow Food dell’olio extravergine italiano che tutela oliveti secolari di cultivar autoctone gestiti senza l’uso di fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici; il racconto continuo e l’educazione dei sensi per imparare a riconoscere quello buono, pulito e giusto attraverso i Master of Food, gli eventi e le degustazioni organizzati dalle Condotte Slow Food locali.
È questa la proposta della Chiocciola presentata al Sol&Agrifood, il Salone internazionale dell'olio extra vergine d'oliva e dell'agroalimentare di qualità in concomitanza con il Vinitaly. Slow Food s’impegna da anni per sostenere un modello di produzione sostenibile e per aiutare i consumatori a orientarsi nel mondo dell’olio extravergine d’oliva. Un settore che si trova a fronteggiare più di ogni altro una pericolosa dicotomia. Da una parte un mercato dominato dai grandi marchi commerciali che hanno interesse a comunicare esclusivamente il prezzo, con una legislazione (e una burocrazia) che non fanno alcuna distinzione fra piccole realtà produttive e grandi marchi commerciali.
Sul generale clima di sfiducia che già aleggia su questo prodotto, frodi e furbizie che periodicamente vengono portate alla luce non fanno altro che confondere ancor di più i consumatori e gettare nello sconforto chi prova a rispettare l’etica produttiva e le regole del gioco.
Dall’altra molti produttori locali che, nonostante tutto, continuano a mantenere in vita l’immenso patrimonio olivicolo nazionale, facendo leva su oltre 500 cultivar autoctone che popolano gli oliveti delle aree più vocate della nostra penisola. È un modello di produzione virtuoso perché assicura tutela del paesaggio e dell’ambiente e garantisce produzioni di pregio qualitativo non riproducibili nelle dimensioni industriali.