Fiab attacca: «Il nuovo Codice della strada ci porta indietro di quarant’anni»
L’incontro sulla ciclabilità a Milano ha messo nel mirino l’assenza di provvedimenti sulla riduzione della velocità. Il dottor Crosignani: ci sono benefici anche per chi pedala nelle zone inquinate
Cresce la mobilità ciclistica nelle città italiane, ma «la recente approvazione del nuovo Codice della strada porta l’Italia indietro di quarant’anni rispetto ad altri Paesi europei». L’accusa arriva dal presidente di Fiab, Alessandro Tursi, al convegno pubblico dal titolo “La tutela dell’ambiente viaggia su due ruote” che si è svolto a Milano nell’ambito della Conferenza dei presidenti della stessa Federazione italiana ambiente e bicicletta che, con i suoi ventimila soci, è la principale realtà a occuparsi di ciclismo urbano e cicloturismo nel nostro Paese. «L’assenza, nel nuovo Codice della strada, di provvedimenti per la riduzione della velocità, che è tra le prime cause di morte sulle strade, è tra le principali criticità condivise dalle altre associazioni ambientaliste, per la mobilità sostenibile e dei familiari delle vittime sulla strada», ha spiegato Tursi.
L’incontro milanese tra i rappresentanti delle 180 Fiab locali arrivati da tutta Italia, animato da diverse voci (medici, esperti di clima, amministratori pubblici), è stato un’occasione per riflettere sulla trasformazione delle nostre città e anche sui rischi legati alla crisi climatica, con l’obiettivo di stringere alleanze e trovare strategie per affrontare la transizione ecologica, sfruttando il potenziale offerto dalla bicicletta, «che fa bene all’ambiente e alla vita delle persone», hanno ricordato gli esperti.
«È necessario cambiare modalità di trasporto per contribuire efficacemente alla decarbonizzazione e raggiungere gli obiettivi del Green deal europeo, che prevede un -55% delle emissioni entro il 2030 e un coefficiente zero entro il 2050», ha detto Daniele Pernigotti, ceo di Aequilibria (azienda bike friendly certificata Fiab). «Secondo i rapporti del Parlamento europeo», ha approfondito Pernigotti, «dal 1990 al 2019 i livelli di emissioni di CO2 sono diminuiti in tutti i principali settori, dal residenziale e commerciale al rifornimento energetico, dall’industria all’agricoltura, tranne che nei trasporti interni, dove si registra addirittura un sostanziale aumento imputabile, per il 71,7%, al trasporto su strada. Per incentivare la mobilità in bicicletta è indispensabile che tutte le parti coinvolte si adoperino per realizzare infrastrutture di qualità, assicurare l’intermodalità con il trasporto pubblico locale, garantire il rispetto dei diritti di chi pedala, valorizzare la mobilità sostenibile con una comunicazione efficace».
Chiara Ricci, direttrice dell’Ufficio sostenibilità e climate change dell’Unicef Italia - che dallo scorso anno collabora con FIAB per promuovere i diritti dell’infanzia legati al tema della salute e della sostenibilità ambientale - ha spiegato come la crisi climatica sia «una crisi dei diritti dei bambini e degli adolescenti, più vulnerabili e più colpiti, anche se sicuramente i meno responsabili delle cause del cambiamento climatico». Secondo il report sul riscaldamento climatico dell’Unicef, un miliardo di bambini nel mondo vive in paesi ad altissimo rischio e il 99% dei piccoli è esposto ad almeno uno dei principali rischi, shock o stress climatici e ambientali.
Infine, nel presentare il rapporto tra bicicletta e salute e i co-benefici per le persone e l’ambiente, Paolo Crosignani di Isde Italia (International society of doctors for the environment) ha invece spiegato come i benefici per la persona che si muove in bicicletta o a piedi anche in aree particolarmente inquinate non vengono meno se questa attività non supera i 90 minuti al giorno.