Moda sostenibile. Debutta la prima piattaforma digitale che traccia gli impatti ambientali della filiera
All’evento annuale 4sustainability, è stata presentata in anteprima l’innovativa 4s Platform
Più di trecento professionisti del sistema moda si sono ritrovati a Firenze, nella suggestiva Villa Viviani per 4sustainability, il sistema e marchio che garantisce la sostenibilità delle filiere del fashion & luxury. Un framework adottato finora da circa 200 realtà tra brand e imprese della filiera
La prima della piattaforma 4S
Nel corso dell’evento è stata presentata in anteprima 4s Platform, la prima piattaforma digitale già testata sul mercato e progettata da esperti dell'industria della moda, che traccia, misura, verifica, migliora e comunica i dati sugli impatti ambientali e sociali dell’intera filiera produttiva su sei dimensioni, le stesse presidiate dal framework 4s: tracciabilità dei processi e monitoraggio della filiera; conversione all’uso di materiali a minore impatto per una produzione sostenibile; eliminazione delle sostanze chimiche tossiche e nocive dai cicli produttivi; crescita del benessere organizzativo; uso consapevole delle risorse per la riduzione dell’impatto ambientale; sviluppo delle pratiche di riuso, riciclo e design sostenibile. La piattaforma è un ecosistema fondato sulla condivisione dei dati a cui ogni attore può contribuire per dimostrare la riduzione degli impatti. Se per esempio un fornitore ha investito nell’eliminazione di sostanze tossiche e nocive dalle ricette di produzione, ha calcolato il suo impatto in CO2 emessa per le azioni di riduzione, ha contenuto la sua impronta idrica, ha fatto azioni per la formazione e cultura di sostenibilità sulle sue risorse, può registrare nella piattaforma i dati relativi, costruire il suo percorso di miglioramento in piattaforma e dare prova concreta del suo impegno al cliente. Quest’ultimo, d’altra parte, otterrà dati preziosi per calcolare l'impatto ambientale e sociale della sua filiera, potendo così consolidare rapporti di partnership e realizzare produzioni sostenibili.
Chi c’era
Era presente una platea variegata, composta da rappresentanti dei brand (LVMH, Kering, Burberry, Armani, Hugo Boss, Miroglio, Ferragamo, Yamamay, Brunello Cucinelli, Stella McCartney, Dainese, Max Mara, Prada, Valentino, Theory, Thom Browne, Luisa Spagnoli…) ed eccellenze della filiera (Successori Reda, Ratti, Fratelli Piacenza, Manteco, Eurojersey, Achille Pinto, Cotonificio Albini, Zegna Baruffa, Loro Piana, Gruppo Florence, Minerva Hub, fra le altre). Questa filiera, che ha sviluppato valori di sostenibilità misurabili, ha raccolto l’interesse anche di BGMEA - Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association, la più importante associazione di rappresentanza dell’industria bengalese dell’abbigliamento, presente per avviare relazioni internazionali incentrate sui principi della sostenibilità. Della delegazione ha fatto parte anche Ashfaq Rahman, Second Secretary dell’Ambasciata del Bangladesh in Italia. “L’unicità del metodo – spiega Francesca Rulli CEO e Founder di Process Factory – consente alle aziende di investire una sola volta in azioni misurabili di sostenibilità a valore per tanti clienti. Più esattamente, il brand è agevolato nell’ingaggio della propria filiera sulla raccolta dati mirata a ridurre l’impatto della sua produzione; le aziende della filiera sono agevolate nella realizzazione di progetti strutturati per migliorare le proprie performance di sostenibilità da condividere con il brand e gli altri anelli della filiera stessa”.