Corepla, ecco la replica a Greenpeace: con la plastica non riciclabile si produce energia
Per il presidente Cassuti (Corepla) 500mila tonnellate sono state destinate per oltre il 90% alle cementerie per produrre energia al posto di combustibili fossili. Greenpeace: l’avvio al riciclo è un indicatore fuorviante
Tutta la plastica non riciclabile viene utilizzata per produrre energia. Cosi ha replicato Corepla alle dure accuse di Greenpeace che nascono dalla pubblicazione di un’inchiesta inchiesta “Plastica, Italia campione del riciclo?”, che rivelerebbe una realtà fatta di numeri gonfiati e calcoli poco trasparenti, dove si includono anche i materiali destinati a scarto. Tutto quello che ancora non è stato possibile avviare a riciclo, dice il presidente di Corepla Giovanni Cassuti - leggiamo su Eco dalle Città
- poco più di 500mila tonnellate, è stato invece destinato per oltre il 90% alle cementerie per produrre energia al posto di combustibili fossili".
“I dati Corepla sul riciclo degli imballaggi in plastica, citati in alcuni articoli, sono presenti nella nostra relazione sulla gestione. A partire dal 2022 Corepla effettua una stima delle quantità conteggiabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riciclo. Come già affermato anche da Eurostat, anche nel 2023, tra i grandi Paesi europei siamo secondi solo alla Germania.
L’accusa di Greenpeace
Dall’analisi di Greenpeace svolta sui documenti Corepla, che gestisce il ciclo dei rifiuti plastici nel 92% dei Comuni italiani, emergerebbe che dal 2021 al 2023 Corepla ha avviato al riciclo ogni anno circa 700mila tonnellate di imballaggi in plastica, producendo però anche circa 500mila tonnellate di scarti, che vengono spesso smaltiti in discariche o utilizzati in cementifici all’estero. Questi numeri ci posizionano ben al di sotto degli obiettivi europei, che prevedono un riciclo effettivo del 50% entro il 2025 e del 55% entro il 2030.
“L’avvio al riciclo, su cui l’Italia ha basato la sua statistica negli ultimi anni, è un indicatore fuorviante perché non indica il riciclo effettivo: comprende anche una percentuale di materiale che va perso nel processo o che finisce per essere successivamente scartato. Gli scarti vengono poi inceneriti in termovalorizzatori e cementifici, oppure raggiungono le discariche. In alcuni casi, inoltre, le materie plastiche avviate a riciclo possono essere successivamente avviate a smaltimento, o bruciate in Italia o all’estero”.
Ecco che, dice Greenpeace, i conti non tornano: “Se il tasso italiano di avvio a riciclo per la filiera della plastica da imballaggi nel 2022 era del 55,1%, il riciclo effettivo (e dimostrabile) calcolato sulla base dei nuovi riferimenti comunitari, scende al 48% nel 2023”.