Corepla, con il riciclo degli imballaggi in plastica risparmiate 800mila tonnellate di CO2
Con il Consorzio risparmi di 520.000 tonnellate di materia prima vergine, sostituita con materia prima seconda prodotta tramite l’attività di riciclo
Grazie al riciclo verranno risparmiate 520mila tonnellate di materia prima vergine ed evitate 879mila tonnellate di emissioni di CO2. È quanto emerge dal Rapporto di Sostenibilità 2021 di Corepla, Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica, presentato a Roma nel corso di un convegno dal titolo “Il valore del riciclo e del recupero degli imballaggi in plastica per il sistema nazionale - Rapporto di sostenibilità 2021: l’impegno del Consorzio per l’ambiente, il lavoro e l’innovazione”.
I numeri
Grazie ad una sempre crescente attività di raccolta e riciclo degli imballaggi in plastica, che pone il nostro Paese al vertice del contesto europeo in tema di recupero di questa tipologia di rifiuto, il Consorzio ha risparmiato 520.000 t di materia prima vergine, sostituita con materia prima seconda prodotta tramite l’attività di riciclo. Sempre grazie al riciclo, sono stati risparmiati anche 10.867 GWh di energia primaria ricavata da fonti fossili, pari a circa il 2,5% della produzione annua di energia primaria in Italia e evitate l’emissione di 879mila t di CO2eq. Nel 2021 la raccolta degli imballaggi in plastica ha raggiunto 1.475.747 tonnellate, con un aumento del 3% rispetto al 2020, per un riciclo complessivo di oltre 1.020.000 t, con 314.964 t destinate al recupero energetico e il restante 14,2% presso termovalorizzatori efficienti. Inoltre, attraverso il recupero energetico e il recupero complessivo degli imballaggi in plastica è stato possibile: produrre 91 GWh di energia elettrica da recupero energetico calcolata sulla base della quantità di materiale conferito avviato a recupero energetico e dell’energia elettrica prodotta da recupero energetico per unità di materiale; produrre 183 GWh di energia termica da recupero energetico calcolata sulla base della quantità di materiale conferito avviato a recupero energetico e dell’energia termica prodotta da recupero energetico per unità di materiale; evitare il conferimento in discarica di 34.572.733 m3 di imballaggi in plastica, calcolando il peso medio di un metro cubo di rifiuti monomateriale sfuso pari a 30 kg. “Un risultato di cui siamo molto soddisfatti - ha dichiarato il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo - frutto di un continuo orientamento dello stesso alla diversificazione produttiva, al miglioramento della partnership con i riciclatori, al potenziamento del mercato intra-europeo, alla ricerca di nuovi clienti su mercati finora inesplorati e allo sviluppo di modelli innovativi di riciclo”.
L’attività svolta
Ma cosa è stato fatto fino ad oggi? L’attività 2021 di Corepla ha avuto dirette e positive ripercussioni sui territori e verso le amministrazioni locali: sono stati 383 i milioni di euro di contributi erogati lo scorso anno a Comuni o soggetti da loro delegati sulla base dell’Accordo Quadro e delle 914 convenzioni attive al 31 dicembre 2021, a copertura di 7.583 Comuni italiani. “La nostra filiera ha dato prova di grande resilienza, dopo gli anni di difficoltà conseguenti alla pandemia - ha sottolineato Quagliuolo - e oggi beneficiamo del grande impegno profuso da tutti i soggetti coinvolti nella nostra attività, partendo dai cittadini, fino ad arrivare agli enti locali, la cui sensibilità e il cui contributo crescono di anno in anno. Un esempio virtuoso di collaborazione positiva che rappresenta un riferimento a livello nazionale e internazionale e di cui il nostro Paese può ragionevolmente andare orgoglioso”. Non solo: il Css (Combustibile Solido Secondario, ottenuto dalla quota di rifiuti di imballaggi in plastica gestita da Corepla, definito Plasmix, che al momento non è possibile avviare a riciclo per via della sua eterogeneità) "potrebbe essere utilizzato da subito in alternativa ai combustibili fossili tradizionali sia nei cementifici che nelle centrali termoelettriche - afferma Quagliuolo - . Ma in Italia il tasso di sostituzione calorica complessivo del comparto cementifero non supera il 20,9%, un dato molto lontano dalla media europea del 50%. Senza contare che in altri Paesi, come nella vicina Austria, il tasso di sostituzione calorica supera l’80%”.