Imballaggi, l’Italia è isolata sulla posizione negoziale del regolamento. Ecco tutte le reazioni
I ministri hanno adottato la linea della Commissione, chiedendo una riduzione dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% per il 2035 e del 15% entro il 2040
L’Italia ha dunque votato contro in perfetta solitudine sul regolamento imballaggi. Dopo il via libera a fine novembre del Parlamento europeo a un testo più morbido rispetto alla proposta originaria – con alcune deroghe per il riciclo accolte apprezzate dal governo e dalle imprese italiane – il voto a maggioranza qualificata dei ministri Ue si è rivelato meno accomodante.
La posizione negoziale
Si punta a nuovamente a tenere insieme riciclo e riuso. E i ministri hanno adottato la linea della Commissione, chiedendo una riduzione dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% per il 2035 e del 15% entro il 2040. I governi dovranno creare un sistema di deposito (vuoto a rendere), fatta eccezione per quelli con un tasso di raccolta separata superiore al 78%. Restano però le restrizioni su plastica monouso per frutta e verdura, alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore Horeca e per piccoli prodotti cosmetici e da toeletta utilizzati negli alberghi. Un testo che, nella visione della presidenza di turno dell’Ue della Spagna, “trova un equilibrio” tra “l’ambizione della proposta di ridurre e prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio” e più “flessibilità” per i Paesi membri nell’attuare le disposizioni. Ma a mancare per l’Italia è proprio l’equilibrio. E la valorizzazione del riciclo – settore che vede il nostro Paese ai primi posti in Europa – sacrificato a scapito della pratica del vuoto a rendere e del riuso popolare in tutto il Nord Europa, Germania in testa.
Le reazioni italiane. Le critiche e le proposte non accolte di Pichetto
«La proposta – ha spiegato dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto – non soddisfa le esigenze del nostro paese, mentre siamo completamente allineati sulla posizione del parlamento e speriamo che questa prevalga nei negoziati del trilogo». Intervenendo nella sessione del consiglio, Pichetto aveva ribadito «la necessità di giungere a un testo bilanciato e ad obiettivi comuni senza ignorare le differenze tra gli stati membri”. Tre sono state le modifiche principali richieste dall’Italia e non accolte nel testo. «Sui cosiddetti compostabili – ha detto Pichetto – avevamo chiesto una proroga di qualche anno per adeguarsi». «L’Italia – ha aggiunto – ha poi proposto parametri diversi su riuso e riciclo, prevedendo che laddove il riciclo raggiungeva percentuali superiori al 75-80% ci fosse uno spazio di deroga». Infine, «sul riutilizzo e la ricarica, è stata accolta – ha proseguito il ministro – una proposta della Germania sul settore del ‘beveragè in favore di grandi imprese e non delle caratteristiche del mercato italiano, la cui struttura è di piccole e medie realtà, col rischio di incrinare l’equilibrio del mercato interno».
Bergaglio (Unionplast): il Regolamento imballaggi minaccia la plastica italiana
A seguire tutte le reazioni italiane. Il presidente di Unionplast, Marco Bergaglio ha detto che “Nonostante il grande sforzo del nostro Governo di salvare la competitività dell’industria italiana della plastica – ha dichiarato Bergaglio – sono rimaste prevalentemente inascoltate le richieste del comparto, per il quale si profila un ulteriore inasprimento da parte del legislatore europeo che non tiene minimamente conto delle soggettività nazionali ed in particolare della capacità italiana di riciclare gli imballaggi e utilizzare le derivanti materie prime seconde. È assolutamente evidente, a discapito di ogni invocato principio di neutralità, puntualmente tradito, la volontà di mettere fuori gioco la plastica a favore di altri materiali, principalmente carta e cartone, oggetto di varie esenzioni nel testo normativo”.
Bergaglio sottolinea la persistenza nel regolamento imballaggi di vincoli sul contenuto di riciclato senza norme per il riciclo chimico, obiettivi di riduzione e divieti di imballaggi specifici. Ad esempio, imballaggi per l’ortofrutta in plastica rischiano di essere banditi, nonostante siano riciclabili. Se la versione del Consiglio fosse approvata, si profilerebbe un mercato europeo frammentato, aumentando la produzione di rifiuti da imballaggio complessi e difficili da riciclare. Ogni Stato Membro potrebbe imporre ulteriori restrizioni, complicando ulteriormente la circolazione delle merci nell’UE. Il presidente di Unionplast denuncia il provvedimento come iniquo, ideologico e privo di una valutazione di impatto credibile.
Confcommercio: prevalsa visione ideologica
Per Confcommercio l’orientamento dal Consiglio ambiente sul regolamento di modifica della disciplina sugli imballaggi risente di un approccio fortemente ideologico e contiene norme inadeguate rispetto al contesto economico e sociale del nostro Paese che rischiano, in assenza di modifiche significative, di travolgere interi settori del made in Italy. A subire i danni peggiori – prosegue la nota – sarebbero tutti gli utilizzatori di imballaggi e, in particolare, le imprese della filiera alimentare, la piccola, la media e la grande distribuzione organizzata, gli operatori della ristorazione, del vending, dell’intrattenimento e del turismo, e molti altri comparti fra essi strettamente interconnessi. Secondo Confcommercio, introdurre vincoli rigidi e target sul riuso oltre a divieti e restrizioni per numerose tipologie di imballaggio non solo può confliggere con le regole di protezione e conservazione degli alimenti e di tutela della salute del consumatore, ma genererebbe anche un maggior inquinamento ambientale dovuto al trasporto di ritorno degli imballaggi dopo il loro uso, nonché al lavaggio e all’asciugatura, che impiegano più energia, più acqua e più risorse di quelle necessarie per la produzione e l’utilizzo di imballaggi monouso.
FIPE: “Sorpresa e preoccupazione. Siamo fiduciosi sull’operato del Trilogo”
FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, esprime forte preoccupazione per la posizione del Consiglio Europeo sul nuovo regolamento imballaggi (PPWR), che introduce diversi divieti e restrizioni per numerose tipologie di imballaggio, maggiormente utilizzate anche nel settore della ristorazione e della filiera Ho.Re.Ca. Il documento approvato in Consiglio è in molti punti in contrapposizione con la decisione presa a maggioranza dal Parlamento europeo e rischia di mettere in difficoltà un settore centrale nella filiera agroalimentare italiana, da cui acquista oltre 20 miliardi di euro di prodotti l’anno. La ristorazione italiana, 330.000 imprese e 1,2 milioni di occupati, in questi anni ha fortemente investito sul riciclo raggiungendo obiettivi ben superiori ai target fissati in sede europea e non può permettersi di supportare ulteriori costi, quando con fatica sta finalmente tornando ai livelli pre – covid, dopo due anni di pandemia e un periodo caratterizzato dal caro energia e aumenti a doppia cifra delle materie prime.
La Federazione è fiduciosa nell’operato del Trilogo, ossia il negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione, affinché venga assunta una decisione equa che escluda il settore Horeca da questi vincoli e restrizioni per lo meno in quei Paesi, come l’Italia, che sono caratterizzati da elevati standard di riciclo e rispetto ambientale.