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Sapevatelo. Ricerca: le bustine di tè rilasciano milioni di microplastiche in infusione

where Barcellona (Spagna) when Mar, 04/02/2025 who roberto

Lo studio mostra per la prima volta la capacità di queste particelle di essere assorbite dalle cellule intestinali umane e di raggiungere il flusso sanguigno e diffondersi in tutto il corpo. Durante l'infusione del tè, il polipropilene rilascia 1,2 miliardi di particelle per millilitro; la cellulosa 135 milioni; il nylon 8,18 milioni di particelle per millilitro

Un bel tè alla microplasticabustine-te.jpg: è quello che ci beviamo tutti quanti secondo quanto mostra una ricerca dell’Università autonoma di Barcellona (Uab). Lo studio del mutagenesis group del dipartimento di Genetica e Microbiologia dell'Uab ha dimostrato come le bustine di tè commerciali a base di polimeri rilascino milioni di nanoplastiche e microplastiche quando vengono infuse.
 
Lo studio, nel dettaglio
Le bustine di tè utilizzate per la ricerca sono state realizzate con i polimeri nylon-6, polipropilene e cellulosa. Lo studio mostra che, durante l'infusione del tè, il polipropilene rilascia circa 1,2 miliardi di particelle per millilitro, con una dimensione media di 136,7 nanometri; la cellulosa rilascia circa 135 milioni di particelle per millilitro, con una dimensione media di 244 nanometri; mentre il nylon-6 rilascia 8,18 milioni di particelle per millilitro, con una dimensione media di 138,4 nanometri. Per caratterizzare i diversi tipi di particelle presenti nell'infusione, sono state utilizzate una serie di tecniche analitiche avanzate come la microscopia elettronica a scansione, la microscopia elettronica a trasmissione, la spettroscopia infrarossa, la diffusione dinamica della luce, la velocimetria laser Doppler e l'analisi del tracciamento delle nanoparticelle. "Siamo riusciti a caratterizzare in modo innovativo questi inquinanti con una serie di tecniche all'avanguardia, che rappresentano uno strumento molto importante per far progredire la ricerca sui loro possibili impatti sulla salute umana", afferma la ricercatrice dell'Uab Alba Garcia.
 
Il peso dell’esposizione cronica
Le particelle sono state colorate ed esposte per la prima volta a diversi tipi di cellule intestinali umane per valutarne l'interazione e la possibile internalizzazione cellulare. Gli esperimenti di interazione biologica hanno mostrato che le cellule intestinali produttrici di muco avevano il più alto assorbimento di micro e nanoplastiche, con le particelle che entravano persino nel nucleo cellulare che ospita il materiale genetico. Il risultato suggerisce un ruolo chiave per il muco intestinale nell'assorbimento di queste particelle inquinanti e sottolinea la necessità di ricerche sugli effetti che l'esposizione cronica può avere sulla salute umana.
"È fondamentale sviluppare metodi di test standardizzati per valutare la contaminazione rilasciata dai materiali plastici a contatto con gli alimenti e formulare politiche normative per mitigare e ridurre al minimo questa contaminazione in modo efficace. Poiché l'uso della plastica negli imballaggi alimentari continua ad aumentare, è fondamentale affrontare la contaminazione per garantire la sicurezza alimentare e proteggere la salute pubblica", aggiungono i ricercatori.
Lo studio è stato sviluppato nell'ambito del progetto europeo PlasticHeal (https://www.plasticheal.eu/en), coordinato da Alba Hernández, docente al dipartimento di genetica e microbiologia dell'Uab. I ricercatori dell'Uab mutagenesis group Alba García-Rodríguez, Ricard Marcos e Gooya Banaei, primo autore dell'articolo di ricerca, sono stati coinvolti nello studio, con la collaborazione dei ricercatori dell'Helmholtz Centre for Environmental Research di Lipsia, in Germania.
 
Leggi lo studio https://www.uab.cat/web/newsroom/new...

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