Ispra, tornano a crescere i rifiuti urbani. Raddoppiata in dieci anni la raccolta differenziata
Il quadro nella XIX edizione del Rapporto Rifiuti urbani ISPRA: la produzione nazionale cresce del 2% rispetto all’anno scorsa, la differenziata è passata dal 25,8% del 2006 al 52,5% dell’anno scorso
Torna a crescere, nel 2016, la produzione nazionale di rifiuti urbani, dopo ben cinque anni di progressiva riduzione, mentre la raccolta differenziata in dieci anni è raddoppiata, passando dal 25,8% del 2006 al 52,5% nel 2016 (+5% rispetto al 2015). Sono alcuni dei dati contenuti nella XIX edizione del Rapporto Rifiuti urbani dell’ISPRA, il report che ogni anno fornisce il quadro dettagliato e aggiornato sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani a livello nazionale.
Tra le tipologie più raccolte, l’umido è la frazione maggiore (41,2% della raccolta differenziata) ed è quella che cresce di più (+7,3%) rispetto all’anno precedente, assieme al vetro (+6%) e ai Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (+5,3%). Nel 2016 si rilevano 15 discariche in meno rispetto all’anno precedente. Uno studio dell’Ispra condotto su un campione di comuni che applicano il sistema di tariffazione puntuale mostra che, in generale, il costo totale medio pro capite a carico del cittadino è inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata.
Produzione rifiuti - La produzione nazionale si attesta a 30,1 milioni di tonnellate, con un aumento rispetto al 2015 del 2%, pari a 590 mila tonnellate circa, in controtendenza rispetto alla progressiva diminuzione registrata nel quinquennio 2011/2015. La crescita della produzione dei rifiuti urbani è in linea con l’andamento degli indicatori soci-economici, sia nella spesa per consumi finali (+1,5%) sia del prodotto interno lordo (tra +1,7% e +0,9%). Nel dettaglio, il Nord Italia, che in valore assoluto produce quasi 14,2 milioni di tonnellate, mostra il maggiore aumento percentuale (+3,2%), mentre al Centro con 6,6 milioni di tonnellate e al Sud con circa 9,4 milioni di tonnellate, gli incrementi sono più contenuti (+0,9 e +1,1% rispettivamente). Le regioni che segnano i maggiori aumenti nella produzione dei rifiuti urbani sono il Veneto (+9%) e il Trentino Alto Adige (+4,5%), mentre solo per tre regioni si registra un calo: Liguria, -3,1%, Molise e Calabria, -1,2% per entrambe. Analogamente ai precedenti anni, i maggiori valori di produzione pro capite, che tengono conto della produzione di rifiuti in rapporto alla popolazione residente, si rilevano per l’Emilia Romagna con 653 kg pro capite nel 2016, seguita dalla Toscana, 616 kg pro capite, a fronte di una media nazionale di 497 kg pro capite. A livello provinciale, è sempre Reggio Emilia la provincia con il più alto valore di produzione pro capite (749 kg per abitante per anno), seguita da Rimini (740 kg).
La raccolta differenziata nel 2016 - In dieci anni la raccolta differenziata in Italia è raddoppiata, passando dal 25,8% del 2006 al 52,5% del 2016. Dati, tuttavia, ancora lontani dall’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012, raggiunto solo da 4 regioni del Nord nel 2016. Il Veneto si conferma la regione con la più alta percentuale di raccolta differenziata (72,9%), seguito dal Trentino Alto Adige con il 70,5%, dalla Lombardia con il 68,1% e dal Friuli Venezia Giulia con il 67,1%. Tutte queste regioni si collocano, pertanto, al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. La provincia con i livelli più elevati di raccolta differenziata si conferma, analogamente ai precedenti anni, Treviso, con quasi l’88%, seguita da Mantova (86,4%), Pordenone (82,3%) e Belluno 80,4%. Superiori al 75% sono i tassi di raccolta di Cremona (77,9%) e Vicenza (76,5%) e prossimi a tale valore quelli di Varese (74,6%), Trento (74,3%) e Parma (74%). Ancora una volta, i più bassi livelli di raccolta differenziata, inferiori o di poco superiori al 10%, si osservano per le province siciliane di Siracusa (9,3%), Palermo (10,4%) ed Enna (11%).
Il costo dei rifiuti nel 2016 - L’analisi economica condotta sui dati contenuti nei piani finanziari comunali pervenuti all’ISPRA, relativi all’anno 2016 e riferiti a 734 comuni, mostra che, a livello nazionale, il costo totale medio pro capite annuo è pari a 218,31 euro/abitante (+ 0,6% rispetto al 2015), mentre il costo totale medio per kg di rifiuto, è 39,03 centesimi di euro (+1,2% rispetto al 2015). L’analisi per classi di popolazione residente, sia relativa ai costi pro capite annui che ai costi specifici per kg di rifiuto, evidenzia un aumento generale dei costi di gestione, sia dei rifiuti indifferenziati che differenziati, passando dalle classi demografiche più basse a quelle più alte.
Lo studio condotto da Ispra sui 223 comuni che applicano il regime di Tariffazione puntuale ha mostrato che, in generale, i comuni con questo tipo di tariffazione presentano un costo totale medio pro-capite inferiore a quelli che utilizzano la Tari normalizzata. A Trento, ad esempio, si registra nel 2016 il costo pro capite più basso fra le città capoluogo di regione, attestandosi a 152,86 €/abitante per anno, con un livello di raccolta differenziata pari al 78,9%.