Produttori stoviglie monouso: i piatti bio si sciolgono con il calore
I piatti bio che si sciolgono con il calore delle pietanze fanno sorgere dei dubbi: le stoviglie biodegradabili sono veramente la soluzione migliore per la ristorazione collettiva?
Il tentativo di sostituire i piatti in plastica con stoviglie compostabili per la refezione scolastica non sembra privo di conseguenze. Pochi giorni fa il quotidiano "Il Giorno" ha pubblicato una notizia che riprende i commenti negativi di alcuni genitori di alunni delle scuole milanesi che ha suscitato non poche polemiche: in alcune mense i piatti bio si sono sciolti al contatto con le pietanze calde, lasciando in alcuni casi su di esse il proprio strato superficiale. Questo incidente ripropone il tema relativo alla scelta delle stoviglie per la ristorazione scolastica: sono meglio i piatti biodegradabili o in plastica?
Secondo il presidente di Pro.mo, l'associazione dei produttori di stoviglie monouso in plastica, “non esistono stoviglie buone e stoviglie cattive”. Per salvaguardare l'ambiente, spiega, è importante usare il prodotto giusto nell'occasione giusta. Quando le stoviglie in plastica sono destinate a una valorizzazione post consumo (termovalorizzazione o meglio ancora riciclo), risultano essere all'altezza anche in termini di ecocompatibilità. Le stoviglie in plastica rientrano pienamente nel sistema di gestione dei rifiuti Corepla, che in accordo con le indicazioni comunitarie è impegnato a destinare questi prodotti, una volta usati, a forme di valorizzazione che, mi sento di affermare, sono più utili della produzione di compost.” Occorre aggiungere che molte delle stoviglie compostabili presenti sul mercato italiano provengono dall'Estremo Oriente, Cina in particolare.
"Pro.mo - continua Omboni - è impegnato per garantire qualità e igienicità dei prodotti realizzati dalle imprese italiane aderenti all'associazione. I nostri produttori continuano a investire, pensando alle esigenze dei clienti e dei consumatori, per garantire standard di qualità e sicurezza dei prodotti anche oltre quanto stabilito dalle norme italiane che, è noto, sono molto vincolanti”.