Ricerca, i giovani sono preoccupati per l’ambiente e pronti a cambiare
Otto ragazzi su dieci fanno regolarmente la raccolta differenziata, che considerano segno di civiltà. È quanto emerge dallo studio di AstraRicerche per Comieco, il Consorzio Nazionale per la raccolta e il riciclo di imballaggi cellulosici in occasione di Riciclo Aperto 2015
Giovani preoccupati per l’ambiente che si dicono pronti, per il futuro, ad adottare uno stile di vita “più sostenibile”; e vale sia per i maschi che le femmine (64% vs 55%). È quanto emerge dallo studio di AstraRicerche per Comieco – il Consorzio Nazionale per la raccolta e il riciclo di imballaggi cellulosici – in occasione di Riciclo Aperto 2015, l’iniziativa che anche quest’anno ha aperto le porte di 91 impianti della filiera del riciclo di carta e cartone a oltre 17.200 studenti.
Al Sud più preoccupazione per l’ambiente - La ricerca AstraRicerche ha fotografato da diversi punti di vista gli adolescenti, in età compresa fra i 15 e i 19 anni, e il loro rapporto con i temi ambientali. Emerge una generazione che ha a cuore l’ambiente ed è consapevole dell’importanza dell’impegno personale a favore della causa. I giovani sono preoccupati soprattutto pensando all’intero Pianeta (81%), meno per la situazione ambientale del proprio Paese e del territorio in cui vivono, anche se tra i ragazzi del Sud si registra un livello di preoccupazione locale maggiore rispetto alla media.
Fonti primarie: famiglia e amici - Il fatto che l’ambiente sia un tema di interesse trova riscontro nella constatazione che gli adolescenti vanno in cerca di informazioni, anzitutto, in famiglia e fra gli amici: questi due fronti, insieme, rappresentano la prima fonte di informazione (65%) per i ragazzi ma, paradossalmente, anche quella considerata meno attendibile e autorevole. Credibilità e attendibilità risultano, infatti, appannaggio dei siti internet specializzati, delle manifestazioni ed eventi organizzati sul tema, oltre che di trasmissioni tv, quotidiani e riviste. E se quasi tutti i ragazzi affermano di aver ricevuto una educazione ambientale (86%), sorprende che oltre la metà (54%) dica di averla ricevuta in famiglia, prima ancora che a scuola, il cui ruolo cala col crescere del grado scolastico. È così che iniziative come Riciclo Aperto diventano uno strumento utile per fare educazione ambientale. Una materia che dall’anno prossimo farà parte dei programmi scolastici. Un’idea che piace al 90% del campione, anche se l’81% non ne era a conoscenza.
Prima di tutto la differenziata - Per tradurre in azioni concrete il concetto di sviluppo sostenibile i giovani intervistati indicano, al primo posto, la raccolta differenziata (33.8%), attività svolta sempre o spesso dall’80% di loro, e in egual misura da maschi e femmine. Dalle risposte dei ragazzi emerge un’immagine decisamente positiva della raccolta differenziata, a cui si attribuisce un doppio valore: culturale, in quanto è segno di civiltà (87,4%); contribuisce a rendere l’Italia un Paese più moderno e avanzato (81%) e aiuta gli individui a sentirsi membri responsabili della comunità (80,7%) ed ecologico perché accresce il rispetto dell’ambiente e la cultura ecologica degli Italiani (90%), contribuisce a ridurre l’inquinamento (86%), evita la dispersione nell’ambiente di diversi materiali, a volte dannosi (85,4%) e molti sprechi (84%), aiuta a lasciare ai giovani un mondo più pulito (83,6%). C’è anche qualche critica: è un peccato che la raccolta differenziata funzioni bene solo in certe zone d’Italia (lo dichiara il 77.3%), che i comuni non siano ben organizzati ed efficienti (54.4%) e che ciascuno stabilisca regole diverse (48%).
Cosa sanno i ragazzi veramente - Nello specifico, cosa gettano i ragazzi nel bidone della raccolta differenziata di carta e cartone? Purtroppo nella maggioranza dei casi almeno un prodotto che non dovrebbe finire lì (81%): si sbaglia soprattutto con i biglietti dell’autobus e del treno (differenziati con carta e cartone dal 67,5% dei ragazzi) e con gli scontrini (59,5%).
E cosa sanno di quel succede dopo il cassonetto? La maggioranza sa che si differenzia per riutilizzare: il 66% dice che “viene trattata e trasformata in materia prima” e il 63% che “viene controllata e divisa: se pulita viene riciclata altrimenti buttata”. Una minoranza - sebbene non del tutto irrilevante (26,6%) - è invece convinta che lo sforzo di separare e differenziare sia del tutto inutile perché “viene tutto buttato insieme e non viene riciclato niente”.