Analisi Irex, estate calda anche per le società rinnovabili
L’andamento dei mercati internazionali condizionati dal destino dell’euro non risparmia neppure quello energetico tradizionale e adesso anche le aziende finora più dinamiche risentono del generale ridimensionamento del settore
di Alessandro Marangoni*
Milano, 27 agosto - Dopo il crollo dovuto ai timori legati al debito spagnolo, con i rendimenti dei Bonos che hanno superato la soglia critica del 7%, negli ultimi giorni gli indici dei principali mercati europei sembrano poter tirare un sospiro di sollievo. Le parole di Draghi sulla volontà della BCE di sostenere con ogni mezzo l’euro hanno fatto crollare i rendimenti dei titoli di Stato italiani e spagnoli, spingendo verso l’alto gli indici di Borsa. Nelle ultime due settimane di luglio l’All Share ha guadagnato quasi il 4,7%, il Dax circa il 2,15% e il Cac 40 il 3,1%.
Il settore energetico tradizionale ha seguito l’andamento generale dei mercati. L’indice FTSE Oil&Gas ha recuperato verso fine mese il terreno perso in precedenza, chiudendo con un +3,8%, nonostante l’AIE abbia previsto un rallentamento della crescita della domanda di greggio nel 2013.
L’IREX, invece, ha perso circa il 2% a fine luglio, complice anche l'ulteriore rallentamento del fotovoltaico. Anche le aziende finora più dinamiche risentono del generale ridimensionamento del settore. TerniEnergia è stata la prima azienda tra quelle quotate del settore a pubblicare i risultati semestrali. Questi ultimi, benché molto negativi sul fronte dei ricavi (in calo del 73%), sono sostanzialmente in linea con le previsioni. Peraltro, grazie alla diversificazione (sia geografica, sia delle attività) la società è riuscita a conseguire un risultato netto positivo.
Sebbene in parte già scontati, si sentono gli effetti della crisi del fotovoltaico, imputabile soprattutto al lungo periodo d’incertezza tra la sospensione del Quarto Conto Energia e la pubblicazione del Quinto. Anche sul fronte internazionale la situazione è critica. Alcuni produttori europei hanno chiesto alla Commissione Europea di indagare sul presunto dumping dei produttori cinesi di celle e moduli.
Il futuro delle rinnovabili elettriche italiane, inoltre, è legato indissolubilmente alla loro integrazione nel sistema energetico complessivo, anche con lo sviluppo di un’infrastruttura elettrica adeguata e sicura. Il boom di impianti alimentati da fonti non programmabili ha messo in luce la vulnerabilità della rete, non ancora predisposta per sostenere un sistema di generazione distribuita. Nelle ultime settimane sono arrivati i primi provvedimenti al riguardo: la possibilità per Terna di distaccare gli impianti fotovoltaici ed eolici di potenza superiore ai 100 kW, il trasferimento sui produttori da FER di una parte dei costi di sbilanciamento della rete, la remunerazione dei servizi di flessibilità assicurati dagli impianti a ciclo combinato. Tali soluzioni, rese necessarie in un momento di transizione come quello attuale, consentono di risolvere il problema solo nel breve periodo, peraltro con maggiori oneri per i consumatori e per gli operatori delle rinnovabili, già colpiti dal taglio degli incentivi. È dunque sempre più urgente elaborare una strategia energetica di lungo periodo che punti allo sviluppo di un sistema integrato e modulabile, che permetta di bilanciare le diverse fonti e assicurare contemporaneamente un equilibrio tra obiettivi ambientali e vincoli economici. Ciò anche in vista dei prossimi obiettivi in corso di definizione nella roadmap al 2050 dell'UE.
*Alessandro Marangoni è amministratore delegato di Althesys, la società di consulenza che cura l’indice Irex