L’appello di Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf: l’idroelettrico deve essere una priorità
Le associazioni ambientaliste: “Non rinviare discussione costruttiva in tema di concessioni. Ognuno faccia la sua parte e si metta in sicurezza un pezzo importante del sistema energetico italiano, garantendo la tutela degli ecosistemi fluviali”
Affrontare con urgenza il tema delle concessioni idroelettriche è prioritario per la salvaguardia del sistema elettrico rinnovabile, ma ancora più importante è avviare politiche e procedure per ripristinare lo stato ecologico degli ecosistemi fluviali interessati. Lo sostengono in un comunicato congiunto Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf Italia. Il tema delle concessioni sta suscitando un ampio dibattito, visti gli obblighi normativi di apertura del mercato a nuovi operatori, previsti solo per il nostro Paese nel Vecchio Continente, secondo quanto condiviso dall’Italia con la Commissione Europea tra le riforme previste dal Pnrr, grazie alla riassegnazione delle concessioni da parte delle Regioni.
Ambiguità
Fondamentale per le organizzazioni ecologiste conciliare l’idroelettrico con la tutela dei corsi d’acqua usati. E infatti non sono rari i casi di opposizione contro i singoli progetti come avviene in Veneto (la Legambiente contro il progetto idroelettrico di Vanoi e in Piemonte (la Legambiente contro il progetto idroelettrico di Rassa.
Un ruolo essenziale
L’idroelettrico svolge un ruolo essenziale – dicono gli ambientalisti - non solo in termini di sicurezza della rete, ma anche in termini di stabilità e programmabilità e, insieme ai pompaggi, può rappresentare un asset importante nel nuovo sistema energetico fatto di rinnovabili, diversamente programmabili, per arrivare all’obiettivo 100% di produzione di elettricità da queste fonti entro il 2035. Al tempo stesso i bacini idroelettrici possono svolgere un ruolo importante anche in termini di approvvigionamento idrico, alla luce delle sempre più frequenti emergenze connesse alla crisi climatica. La realizzazione e la gestione di questi impianti possono comportare costi ambientali non trascurabili, a volte decisamente pesanti, da minimizzare per assicurare la salute degli ecosistemi fluviali. Sono noti i problemi dei corsi d’acqua caratterizzati dalla presenza degli impianti, con derivazioni e canalizzazioni che non garantiscono la vivibilità naturale dei fiumi.
La questione manutenzione
Anche la manutenzione di queste infrastrutture, soprattutto dighe e invasi finalizzati ai pompaggi, richiederebbe un aggiornamento della normativa esistente per facilitare gli operatori a sostenere i costi dello smaltimento dei sedimenti che riempiono sempre più gli invasi, e che oggi sono costretti a smaltire in discarica. Peraltro, tutto ciò riduce sempre di più la capacità di produzione di energia aggiungendosi ai problemi delle mancate precipitazioni che possono influenzare la capacità degli stessi impianti. Inoltre, visto l’aumento dei consumi di acqua per i suoi diversi utilizzi e in parallelo la riduzione del 19% nella sua disponibilità (Ispra 2022), che si è registrata nell’ultimo trentennio rispetto al precedente, è indispensabile che le concessioni siano coerenti anche con i bilanci idrici che dovrebbero essere stati redatti nell’ambito dei piani di gestione di distretto idrografico.
L’appello
Le due associazioni ambientaliste Legambiente e Wwf Italia e l’organizzazione ecologista Greenpeace lanciano quindi un appello a Governo, Regioni e imprese chiedendo che l’affidamento degli impianti avvenga anche in Italia, secondo le regole vigenti a livello europeo e sia vincolato, anche in caso di proroghe, a precise garanzie in termini di riqualificazione, efficientamento impiantistico, ma soprattutto di ripristino degli ecosistemi fluviali. Il tutto assicurando un maggiore coinvolgimento delle comunità locali, anche in termini di ricadute economiche e benefici territoriali.
Per mettere in sicurezza gli impianti e i territori vi è bisogno di investimenti importanti. Per questo motivo Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf Italia esprimono preoccupazione sulla solidità economica di nuovi imprenditori, ma soprattutto sulla volontà di chiunque sarà chiamato a gestire questi impianti a garantire i necessari investimenti per i corretti interventi di ripristino secondo nuove regole e con discussioni proattive e costruttive con enti locali e territori.