Confindustria benedice il progetto eolico in Romagna
Per Giovanni Giannini, vicepresidente di Confindustria Romagna con delega all'energia, ci sono questioni che impongono la ricerca di un modello strategico condiviso
"Riteniamo che la realizzazione del parco eolico in Romagna rappresenti una possibilità di sviluppo per portare, soprattutto in questo momento di grande crisi, ossigeno a numerose aziende in difficoltà, generando e salvando, tra forma diretta ed indiretta, molti posti di lavoro". È quanto afferma in una nota Confindustria Romagna in merito al progetto dell'impianto al largo di Rimini che ha ricevuto un “” secco del sindaco della città, Andrea Gnassi, che l'ha definito un "ecomostro".
Gli industriali: un’occasione
L'associazione degli industriali ha voluto ribadire la propria posizione. "In questo momento particolarmente difficile dovuto alla pandemia di Covid-19, ci sono questioni che impongono ancora di più la ricerca di un modello strategico condiviso, caratterizzato da scelte studiate pensando alla crescita e allo sviluppo della Romagna nel suo complesso - spiega Giovanni Giannini, vicepresidente di Confindustria Romagna con delega all'energia - . Riteniamo che il progetto del parco eolico, in particolare nella situazione di crisi economica ed economico-sociale che stiamo vivendo, possa favorire questo percorso e che rappresenti un'occasione di crescita e sviluppo per tutto il territorio".
Legambiente apre a modifiche
Anche Legambiente interviene di nuovo sul dibattito. In particolare, apre a modifiche apportate al progetto, che vedono una riduzione del numero di aerogeneratori, con conseguente allontanamento degli stessi ed un aumento dello spazio utile di navigazione. Si tratta di un passo da cogliere da parte degli Enti per potere avviare un ampio confronto di miglioramento del progetto, non ideologico e tenendo conto di tutti gli interessi in gioco.
Legambiente segnala che, a livello di riduzione di emissioni annue di CO2, l'impianto avrebbe gli effetti di oltre 150.000 impianti fotovoltaici famigliari da 3 kW o la piantumazione di oltre 5 milioni di alberi. Questo anche tenendo conto di disponibilità di vento piuttosto cautelative. Legambiente evidenzia dunque che avanzare dubbi o criticità risulta legittimo, ma bocciare la tecnologia senza alternative credibili comporta una forte responsabilità di fronte all'urgenza climatica.