Ecco la lettera degli ambientalisti contro Ispra, che considera il fotovoltaico a terra un consumo di suolo al pari della cementificazione
Secondo le associazioni il fotovoltaico a terra non produce alcuna impermeabilizzazione del suolo, né alcun impoverimento di nutrienti, humus, biodiversità e inoltre non prevede l’impiego di cemento
Dodici associazioni ecologiste di livello nazionale hanno inviato una lettera a Ispra, perché riveda nei propri conteggi il fotovoltaico a terra, non computandolo come consumo di suolo. Al termine della lettera è stata avanzata anche formale richiesta di un confronto in vista del prossimo Report di Ispra su questo tema. I firmatari della lettera sono: Cittadini per l’Italia Rinnovabile, Ecofuturo, Ecolobby, Gruppo Nazionale Scientifico di Extinction Rebellion, Coordinamento Free, Associazione Giga, Greenpeace Italia, Italia Solare, Kyoto Club, Legambiente Italia, Rinascimento Green, R’innova Palermo, Vas (Verdi Ambiente e Società), WWF Italia.
Ecco la lettera:
Gentilissimi, ci dispiace leggere nel vostro report “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – edizione 2022” che considerate il fotovoltaico a terra una forma di consumo di suolo, al pari della cementificazione e della desertificazione. Il fotovoltaico a terra non produce alcuna impermeabilizzazione del suolo, nè alcun impoverimento di nutrienti, humus, biodiversità.
Non prevede l’impiego di cemento, non ha alcun impatto chimico nè pregiudica – anche alla luce delle nuove opportunità garantite dall’agrivoltaico avanzato – l’utilizzo agricolo, anzi, è acclarato che consente il risparmio idrico e protegge gli insetti impollinatori dall’eccessiva insolazione. Occupa senz’altro territorio, ma non lo consuma, al contrario lo preserva, in diversi casi, da usi ben peggiori.
Notiamo anche che un passaggio del vostro documento suggerisce che si possa fare a meno del fotovoltaico a terra, in quanto basterebbe coprire tutti i tetti e le aree già impemeabilizzate, per soddisfare il fabbisogno da energia rinnovabile. Anche questo punto non risponde al vero, infatti, se si considera il fabbisogno non solo elettrico, ma la necessità, entro il 2050, di decarbonizzare tutto il fabbisogno energetico del Paese, la domanda di rinnovabili è ben maggiore di quella elettrica e l’impiego della sola superficie dei tetti non è certamente sufficiente.
Nel vostro rapporto si parla della possibilità di raggiungere dai 70 ai 92 GW di nuova potenza fotovoltaica, utilizzando le coperture: è una stima che pensiamo possa essere realistica, anche se diversa da quella del vigente Pniec, ma in ogni caso la necessità di nuovo fotovoltaico per la decarbonizzazione completa del sistema energetico (non solo elettrico) italiano al 2050 è più che tripla, rispetto a questa cifra (Rse, e Mase, strategia di lungo termine).
Siamo certi che in futuro vorrete tenere conto di tali nostre considerazioni nei vostri report. Non ci sembra renda giustizia a un’analisi obiettiva della realtà sommare algebricamente territorio realmente impermeabilizzato dal cemento usato per parcheggi, immobili, strade e impianti industriali, che spesso lo inquinano anche, insieme a territorio che ospita strutture di produzione dell’energia che non lo impermeabilizzano, non lo inquinano e non lo depauperano biologicamente, oltre a essere fondamentali per la salvezza climatica e per l’approvvigionamento energetico di noi tutti.
Specificatamente, in vista del Vostro nuovo Report che uscirà a settembre prossimo sulla medesima materia, anche per valutare nuovi studi e dati emersi in corso d’anno, ci rendiamo fin da subito disponibili a costruire occasioni di confronto costruttivo.