Eolico, persi duemila posti di lavoro. Anev lancia l’ennesimo allarme
Il presidente dell'Anev Simone Togni ha lanciato l'allarme occupazione nel settore eolico in occasione del rinnovo del protocollo d'intesa con la Uil a sostegno del settore
“Da 35mila addetti siamo scesi a 33mila, era uno dei pochi settori in controtendenza e l'Italia è riuscita a fermarlo”. Così il presidente dell'Anev (Associazione nazionale energia del vento), Simone Togni, ha lanciato l'allarme occupazione nel settore eolico, in occasione del rinnovo del protocollo d'intesa con la Uil a sostegno del settore.
“Rinnovare l'impegno oggi - ha spiegato Togni - è importante per prevenire e superare i danni, anche occupazionali, provocati dalla fase di stallo che il settore eolico sta vivendo, a causa di provvedimenti normativi penalizzanti”. I produttori, ha proseguito, “non chiedono incentivi, ma semplificazione degli iter: dalla domanda all'autorizzazione dovrebbero passare 180 giorni, invece la media è sei anni”.
Gli ostacoli burocratici, quindi, rischiano di complicare la strada da percorrere per arrivare all'obiettivo 2020 di 13mila Mw prodotti con il vento, dagli attuali 9mila. Il protocollo con la Uil, in questo senso, sarà utile per la formazione degli addetti, perché, è stato spiegato a margine della firma dell'accordo “ci vuole gente che sappia come districarsi” sia sul piano tecnico che burocratico.
“L'energia eolica - ha spiegato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo - è un'opportunità da cogliere perché, come tutte le fonti rinnovabili, consente di aumentare l'autonomia energetica, di avere energia pulita, di creare posti di lavoro, di ridurre il costo dell'energia per tutti i cittadini, ma anche di sostenere il rilancio della competitività delle imprese”.